Videogiochi per disabili? No, videogiochi per tutti (e per tutti i sensi)

Videogiochi per disabili? No, videogiochi per tutti (e per tutti i sensi)

Si comandano con la voce o addirittura con il pensiero. Sono i video game inclusivi di ultima generazione, progettati per chi  ha problemi di vista o di movimento ma coinvolgenti anche per amici e fratelli. Tra gare di sci “telepatiche” e fughe al cardiopalma dalle segrete dell’Intuizione, nel buio più totale

Il giocatore è immobile, le mani lungo i fianchi gli occhi fissi sullo schermo. Il suo personaggio invece si muove eccome, scendendo con qualche difficoltà lungo una pista di slalom gigante. A guidare il movimento è un rilevatore di onde alfa appoggiato sulla testa della “cavia”: basta concentrarsi (non è facile come sembra) per aumentare la velocità di discesa. Il videogioco, presentato durane la Games Week di Milano, si chiama Neuro Ski, ed è stato messo a punto da una piccola casa di produzione milanese, la Accessible Pixel.

«Volevamo creare un titolo che consentisse anche a chi ha perso l’uso delle braccia di sfidare un amico normodotato. Con pari divertimento e pari possibilità di vittoria», spiega Luca Contato, sviluppatore sia per la Accessible Pixel che per la casa “gemella” Rising Pixel. È il mondo piccolo ma in espansione dei videogiochi inclusivi, creati su misura per chi è cieco o ha problemi di movimento ma capaci di attrarre anche il grande pubblico. Inquisitor’s Heartbeat, della Rising Pixel, racconta ad esempio la storia di un uomo accusato di eresia , sbattuto in prigione dall’Inquisizione. Inutile fare affidamento sulla vista: sullo schermo scorrono solo delle luci fioche. Bisogna basarsi sui suoni, che nelle cuffie provengono da varie direzioni, sulle vibrazioni del controller e sul proprio senso dell’orientamento. «Odiamo l’approccio: “poverino, è disabile”. I nostri giochi sono tosti, se si sbaglia si muore. E alcuni sono anche decisamente inquietanti». Quando l’inquisitore si avvicina, si inizia a sentire, nel buio, il battito del suo cuore.

Non è il primo gioco di questo genere ad essere lanciato sul mercato. A Blind Legend, della francese DOWiNO, si basa sullo stesso principio. Qui si è nei panni di un cavaliere che ha perso la vista durante un combattimento e deve trovare il modo di liberare la moglie, rapita dai banditi. Nel terrificante Papa Sangre II, della britannica Somethin’ Else, si è morti ancora prima di cominciare, e lo scopo è uscire dall’inferno – luogo dalla pessima illuminazione – assieme alla propria amata. Ci sono poi i giochi, particolarmente adatti a chi ha difficoltà di movimento, che possono essere controllati con la voce. In Mayday! Deepspace, innovativo titolo per iPad, si deve guidare verso la salvezza un astronauta inseguito dagli alieni. Nel gioco di strategia There Came an Echo, consigliato a un pubblico adulto, si è al comando di gruppo di soldati impegnati in una difficile missione. Gli ordini si impartiscono urlando nel microfono, stile sergente dei Marines.

«Non c’è nessuna ragione perché i giochi per disabili debbano essere in qualche modo “di nicchia”», spiega Christan Costanza, game designer di Accessible Pixel. «Anzi, i limiti nella progettazione spingono spesso verso soluzioni innovative». Per fortuna, spiega, la situazione sta lentamente migliorando e sono sempre di più i titoli pensati per una sfida “in famiglia”, che tengono conto anche delle necessità degli amici. «Uno dei nostri tester è un ragazzo che ha perso la vista da adolescente», conclude Contato. «La nostra sfida è creare titoli che possa giocare insieme alla sua ragazza, senza che nessuno dei due sia troppo avvantaggiato o perda interesse». Difficile, con il respiro del nemico nelle cuffie.

Da Io Donna-13 ore fa

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