“Una giostra per tutti”: i passi avanti per l’inclusione nei parchi giochi

“Una giostra per tutti”: i passi avanti per l’inclusione nei parchi giochi

Quali progressi stanno facendo i parchi a tema nei confronti delle persone con disabilità? E qual è il contributo delle associazioni nella costruzione di percorsi realmente accessibili?
Quattro esperienze a confronto su SuperAbile Inail.

BOLOGNA. Tra il 2007 e il 2011 sono stati segnalati numerosi casi di persone con sindrome di Down a cui è stato impedito l’accesso a una o più attrazioni a Gardaland, il parco divertimenti attivo dal 1975 a Castelnuovo del Garda, nel veronese. In un caso, la giostra negata era la Monorotaia, il trenino sopraelevato che percorre tutto il perimetro del parco. In altri l’ottovolante Blue Tornado e la Magic House, un’attrazione che crea un’illusione ottica e fisica in cui si ha l’impressione di trovarsi a testa in giù. Ci sono stati articoli sulla stampa, denunce e anche un’interrogazione parlamentare. Il punto centrale? Il divieto era giustificato per motivi di sicurezza, quelli che impediscono l’accesso a determinate giostre a persone con ritardo mentale, problemi cardiaci e motori. Nella sindrome di Down, però, questi fattori hanno un’ampia variabilità e possono anche non esserci, quindi i protagonisti e le associazioni sostenevano che il divieto fosse determinato dalla visibilità della sindrome di Down, rispetto ad altre disabilità. Da allora sono passati più di dieci anni e passi avanti ne sono stati fatti: i parchi a tema, tra cui Gardaland, hanno affrontato la questione accessibilità e le associazioni hanno dato il loro contributo per percorsi davvero inclusivi. Fa il punto sulla questione Laura Pasotti, sulle pagine di SuperAbile Inail.
I casi di presunte discriminazioni all’interno dei parchi tematici sono stati il punto di partenza del percorso che, su sollecitazione di CoorDown, il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down, ha coinvolto parchi divertimento e imprese costruttrici nel progetto “Una giostra per tutti” per verificare la reazione di persone con disabilità fisiche e cognitive alle sollecitazioni delle giostre e a evacuazioni a sorpresa. “Le sperimentazioni hanno dimostrato che queste persone reagiscono come le altre, poi è ovvio che ci può essere l’elemento singolo che fa eccezione, ma questo vale per tutti non solo per chi ha esigenze particolari”, spiega Gianni Chiari, referente del progetto e consulente tecnico dell’associazione nazionale dei costruttori di attrezzature per spettacoli viaggianti (Ancasvi).

MIRAGICA e LEOLANDIA.
Al progetto, che ha portato alla definizione di raccomandazioni per progettisti, gestori, ospiti con esigenze speciali e personale dei parchi, hanno partecipato Miragica di Molfetta (Bari) e Leolandia, il parco di Capriate San Gervasio (Bergamo). Quest’ultimo è attivo dal 1971 (allora si chiamava Minitalia), ha circa 40 attrazioni, molte delle quali adatte anche alle persone con disabilità fisiche o cognitive. “Qualche anno fa, abbiamo iniziato a lavorare per rendere il parco accessibile a tutti”, racconta Stefano Ghislotti, account marketing di Leolandia. “Una giostra per tutti ci ha dato la possibilità di farci conoscere e far capire che anche le persone con disabilità possono vivere un parco come il nostro”. Qualche esempio? Nel 2012 è stata inaugurata Mediterranea, un’attrazione con caravelle in grado di accogliere persone in sedia a ruote, i vialetti sono stati allargati, ci sono tariffe agevolate, un pass per l’accesso prioritario e la mappa dell’accessibilità con la classificazione delle giostre adatte alle diverse disabilità fisiche e la descrizione delle emozioni che si provano su ogni giostra per capire quali sono adatte a chi ha disabilità cognitive. “Nella mappa abbiamo utilizzato i colori del semaforo: verde indica che l’attrazione è tranquilla, il giallo che bisogna prestare attenzione e il rosso che è sconsigliata. Poi certo dipende dal tipo di disabilità”. Tra le giostre più adrenaliniche c’è la Donna cannone, una torre con salite e discese e una forte accelerazione, “che può creare la sensazione di cadere nel vuoto”. Nel 2018 sono stati 1,2 milioni i visitatori di Leolandia e tra loro ci sono stati moltissimi bambini o adulti con disabilità.

MIRABILANDIA senza barriere.
Nessuna barriera architettonica e piena fruibilità da parte di persone con disabilità a Mirabilandia e Mirabeach, i due parchi divertimenti di Ravenna aperti all’inizio degli anni Novanta. “Mirabilandia accoglie tutte le persone con ogni tipologia di disabilità”, dice il direttore generale Riccardo Marcante. “Il nostro benvenuto parte da una corretta informazione digitale, con un documento disponibile sul sito con le informazioni sui limiti di accessibilità per ogni attrazione, i servizi come l’accesso prioritario, gli ingressi omaggio e le tariffe agevolate per gli accompagnatori, il noleggio di sedie a rotelle e scooter elettrici per chi ha difficoltà a deambulare e di sedie galleggianti per le piscine”. Sono stati circa 10 mila i visitatori con disabilità nel 2018. “I criteri di accessibilità variano in base all’attrazione e si differenziano a seconda della disabilità”, spiega Marcante. “L’obiettivo è sempre la sicurezza degli utenti”. Qualche esempio? Kiddy Monster è indicata come attrazione “tranquilla”, ha dei gradini da superare per accedervi e richiede che la persona sia in grado di entrare e uscire in maniera autonoma oltre che di tenersi stretta durante il movimento. Motion Sphere è un’attrazione “forte” non accessibile da persone con mobilità ridotta, labirintite, patologie cardiache, limitazioni fisiche o disabilità, limitazioni cognitive e/o psicofisiche, limitazioni visuali. Anche Legends of dead town è “forte” con aree buie e può spaventare i visitatori. Molte le attrazioni “moderate” e “per bambini”.

Il caso GARDALAND.
E Gardaland? Nel 2018 sono stati circa 2,8 milioni i visitatori, tra loro anche 7 mila persone con disabilità. “Il percorso per renderlo accessibile è iniziato dodici anni fa e prosegue ancora oggi”, racconta il general manager Danilo Santi. “A un certo punto ci siamo resi conto che, rispetto alle esigenze delle persone con disabilità, eravamo al palo e che avremmo dovuto fare qualcosa per cambiare l’immagine del parco, considerato inaccessibile”. Attrezzature di supporto, passerelle per l’evacuazione in caso di emergenza, guide per l’accessibilità diverse a seconda della disabilità, un welcome desk dedicato e personale formato. “È un processo di cui siamo fieri e che ci sta dando soddisfazioni”, afferma Santi. Il percorso è stato possibile anche grazie al coinvolgimento delle associazioni. “Nel 2016 è nato un gruppo di lavoro sul tema”, sottolinea Roberto Vitali di Village4All: “Gardaland ha spiegato le problematiche di sicurezza, è stata fatta una visita del parco in sedia a rotelle per verificare i margini di miglioramento, le associazioni hanno dato suggerimenti che noi, come facilitatori, abbiamo tradotto in indicazioni su possibili interventi”. Del gruppo di lavoro facevano parte associazioni di disabili motori, cognitivi e sensoriali. Tra loro c’era anche Blindsight, con la presidente Laura Raffaeli e la vicepresidente Simona Zanella. “Da parte nostra, abbiamo cercato di far capire che, in molti casi, le problematiche di accessibilità erano determinate da pregiudizi e che il confronto con le persone disabili poteva essere di aiuto”, spiega Zanella. Nel settembre 2018 le associazioni, tra cui CoorDown – che nel frattempo aveva firmato con Gardaland una convenzione in cui si stabiliva che la sindrome di Down di per sé non poteva essere un motivo di esclusione dalle attrazioni – sono state invitate a vedere i cambiamenti. “Tutte le nostre richieste sono state accolte e oggi le giostre sono tutte accessibili per i ciechi, alcune anche con i cani guida. Io e Isa, il mio pastore tedesco, abbiamo provato la nave pirata e lei si è divertita moltissimo, quasi più di me”, dice Zanella. “Il parco si è davvero dato da fare, i miglioramenti sono molti e l’atteggiamento è davvero cambiato”, fa eco Luigi Porrà, responsabile area legale di CoorDown.
A breve partirà la seconda fase di Una giostra per tutti. “Da quando abbiamo iniziato sono stati fatti passi avanti sulla teoria, ora manca l’anello di congiunzione sulla pratica”, conclude Chiari. “Per esempio è necessaria una standardizzazione sulle guide per l’accessibilità, che devono essere le stesse ovunque, per rendere più facile la vita agli ospiti. Perché le buone pratiche non possono essere oggetto di concorrenza e il know how va condiviso. I parchi hanno fatto grandi passi avanti e le buone intenzioni ci sono”.
Parchi divertimento e accessibilità: diamo i numeri
Sono solo 234 i parchi gioco considerati inclusivi ovvero con giochi fruibili anche da minori con disabilità: si trovano soprattutto al Nord e al Centro e, spesso, non sono accessibili a chi ha disabilità intellettive o disturbo dello spettro autistico. È quanto emerge dal lavoro di studio avviato lo scorso maggio dalla Consulta delle associazioni e organizzazioni presieduta dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza con il supporto tecnico dell’Istituto degli Innocenti di Firenze. “Dai racconti dei ragazzi con disabilità che abbiamo ascoltato emerge un vissuto di solitudine, sperimentato sin da piccoli nel giocare da soli e, quindi, il desiderio di stare insieme ad altri quando si gioca o si fa sport”, ha detto la garante Filomena Albano. “A differenza degli adulti, infatti, i ragazzi considerano il gioco e lo sport come divertimento e piacere ed esprimono il desiderio di giocare con i loro pari”. Dall’altra parte, i ragazzi manifestano la difficoltà a entrare in relazione con i coetanei disabili in contesti di gioco e sport, la paura di sbagliare, di non sapere come comportarsi. Come intervenire? Con investimenti per sostenere progetti e servizi locali come ludoteche, ludobus, giochi di quartiere, consentendo la riappropriazione di spazi pubblici urbani senza barriere, ma anche con la formazione per gli operatori, la sensibilizzazione di famiglie e insegnanti e una mappatura di spazi ed esperienze. “Serve un cambiamento culturale ed educare all’inclusione, all’accoglienza e al riconoscimento della diversità fin da piccoli”.

Da Redattore Sociale del 07.01.2020

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