Tempio Capitolino a Brescia

Tempio Capitolino a Brescia

Dichiarato Patrimonio UNESCO nel 2011, il Tempio Capitolino di Brescia, costituisce il complesso archeologico romano più importanti del nord Italia.

Un po’ di storia

Il Tempio Capitolino venne eretto nel 73 d.C. per volontà dell’Imperatore Vespasiano. Nel IV secolo d.C. viene abbandonato e distrutto. Durante il medioevo tutta l’area del vecchio tempio viene travolta dagli smottamenti del colle Cidneo, rimanendo completamente sepolta. I suoi resti sono stati riportati alla luce dagli scavi archeologici realizzati, a partire dal 1823, per interessamento del comune di Brescia e dell’Ateneo. Nel 1826 i lavori di recupero ebbero un notevole impulso grazie agli importanti ritrovamenti che, nell’intercapedine dell’alto muro posteriore del tempio, riportarono alla luce numerosi reperti bronzei fra i quali la Vittoria Alata.

In quegli anni vennero demolite alcune costruzioni popolari e un piccolo parco, che erano stati costruiti sopra l’area archeologica. Una prima azione di restauro ricostruttivo, ad opera degli architetti Luigi Basiletti e Rodolfo Vantini, viene attuata per ospitare nelle tre celle del tempio il Museo Patrio, primo Museo Civico di Brescia, inaugurato nel 1830.

Da allora, nelle murature ricostruite, sono alloggiate diverse lapidi romane ritrovate in quegli anni in città e in provincia e qui collocate sotto la guida all’archeologo Giovanni Labus. Un successivo intervento di restauro, con integrazioni alla ricostruzione in alzato delle tre celle e soprattutto del pronao, risale a lavori eseguiti tra il 1935 e il 1936, mediante l’utilizzazione di laterizi che integrano le parti mancanti e consentono di sorreggere quelle originarie. L’ultimo restauro è stato concluso nel 2013 ed ha riportato in luce la decorazione e la pavimentazione originaria risalente al I secolo d.C

Descrizione

L’area archeologica del Tempio Capitolino si affaccia su Via Musei con notevole impatto per la forza dei resti del suo pronao e delle retrostanti celle che lo costituiscono. La ricostruzione parziale delle alte colonne scanalate, integrate con porzioni in laterizio, amplifica la sua monumentalità perché i pochi frammenti rimasti emergono con evidenza trasmettendo tutto il valore storico del sito. Allo stesso modo nei tre enormi portali delle celle, chiusi da pesanti portoni bronzei, si evidenziano i pochi elementi originari che mostrano l’alto livello decorativo dei fregi che li costituivano. L’interno conserva buona parte dei pavimenti in lastre di marmi colorati di notevole fattura e lavorazione. Il percorso espositivo inizia dalla cella orientale dove, in un’atmosfera notturna, si svolge, attraverso voci, immagini e suoni, il racconto delle funzioni antiche del tempio grazie anche ad un ampio plastico dell’area. Nella cella centrale è stato valorizzato l’intervento ottocentesco, ormai storicizzato, con le numerose lapidi murate per l’allestimento del Museo Patrio, dove viene evidenziato il podio che ospitava la gigantesca statua di Giove. La terza cella ospita due teste di Minerva e una di Sileno, divinità anch’esse presenti nel tempio. Dal 2011 anche quest’area fa parte del sito “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568 – 774 d.C.)”, dichiarato dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità, in quanto riconosciuta tra i complessi archeologici romani più importanti del nord Italia.

Tutte le informazioni sull’accessibilità del sito archeologico si trovano a questo link, a cura dell’Associazione Nazionale Turismo Open.

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