Studenti disabili in classe, ma con i compagni: il ministero monitora. “Chi ha problemi, ci contatti”

Studenti disabili in classe, ma con i compagni: il ministero monitora. “Chi ha problemi, ci contatti”

La circolare del 5 novembre ha fatto chiarezza, a supporto delle scuole: lo studente con disabilità deve stare in classe con un gruppo di compagni. Così ribadisce il ministero, a cui abbiamo chiesto di fare il punto sulla difficile, ma non impossibile, “inclusione ai tempi del Covid”.

ROMA. L’inclusione si fa in gruppo, anche quando la didattica è a distanza: lo studente con disabilità a scuola da solo, con l’insegnante di sostegno, è un errore da non commettere. O meglio, una criticità da risolvere. Così il ministero dell’Istruzione chiarisce una situazione ancora confusa, nonostante la circolare che il 5 novembre avrebbe dovuto fugare ogni dubbio. Eppure, ancora in molte scuole (soprattutto superiori, dove la didattica è a distanza in tutta Italia), gli unici fisicamente presenti sono gli studenti con disabilità e i loro insegnanti di sostegno e gli assistenti: tutti gli altri, compagni e docenti curricolari, rispondo all’appello online.
Ma il ministero dell’Istruzione assicura e ribadisce che, dopo la nota del 5 novembre, sono stati definiti i termini dell’inclusione e non c’è più spazio per la discrezionalità: laddove ci siano criticità, il ministero invita dirigenti, docenti e genitori a segnalarle tramite l’help desk dedicato, in modo che si possa al più presto intervenire. 

Di seguito le domande che Redattore Sociale ha rivolto al ministero e le risposte che ci sono pervenute.

Esiste un monitoraggio, tramite gli Usr, che verifichi se e come i Ds stiano applicando quanto disposto in materia di inclusione? Quale vi risulta che sia la situazione attuale?
  Esiste un monitoraggio, attivato dopo la nota del 5 novembre 2020, indirizzato a tutte le istituzioni scolastiche statali e paritarie, al fine di poter avere un quadro completo della situazione.

Esistono difficoltà operative, per i dirigenti scolastici, nel rendere operative le indicazioni fornite nella nota del 5 novembre?
  “Le scuole italiane hanno tutte lavorato al fine di garantire la frequenza in presenza degli studenti, applicando regole rigide di sicurezza”, spiegano i tecnici del ministero. Riguardo in particolare l’inclusione scolastica attraverso il gruppo in presenza, alcune difficoltà operative per i dirigenti scolastici potrebbero sorgere quando i docenti di sostegno siano positivi al Covid-19 o in quarantena, pertanto loro stessi impossibilitati alla presenza fisica a scuola. Altre difficoltà potrebbero essere legate all’espressa volontà di alcune famiglie di tenere i figli con disabilità a casa, oppure, ove sia previsto un servizio di trasporto, ai problemi legati al funzionamento di questo servizio.

E’ possibile che le indicazioni fornite nella nota siano state mal interpretate? E che questo sia il motivo per cui, ancora oggi, la maggior parte degli studenti con disabilità siano in classe da soli?
  La nota del 5 novembre, indirizzata a tutte le scuole, ha stabilito in maniera inequivocabile che, nel garantire la frequenza in presenza per gli alunni con disabilità, si rispetti la necessità che tali attività realizzino un’inclusione scolastica “effettiva” e non solo formale, volta a “mantenere una relazione educativa che realizzi effettiva inclusione scolastica”. Dove segnalato, il ministero stesso riferisce di aver avviato contatti diretti con le istituzioni scolastiche interessate, al fine di supportarle nell’organizzazione dei contesti inclusivi, così come richiesti dalla nota citata. In alcuni rari casi relativi a scuole in zone rosse, poi positivamente risolti, il dirigente scolastico si è trovato nella difficoltà di garantire la presenza a scuola di altri alunni per favorire il contesto inclusivo, a causa della indisponibilità delle famiglie di questi a farli frequentare, poiché allarmate dall’incidenza contestuale dei contagi nel territorio di riferimento. Il ministero ribadisce e assicura di mettere in campo ogni misura di competenza per favorire la piena conoscenza delle norme e una chiara e positiva interpretazione di queste, a vantaggio delle famiglie e delle scuole stesse, aggiornando settimanalmente l’elenco delle FAQ presenti nel sito. Inoltre è sempre attivo l’help desk dedicato agli istituti per dubbi e quesiti.

Risultano altre buone prassi, come quella messa in campo dal liceo Saffo in Abruzzo, da poter indicare come “modello” di corretta interpretazione e attuazione delle disposizioni?
  A tal proposito il ministero ricorda che è stata di recente riattivata la task force “Inclusione via web”, cui partecipano esperti da tutta Italia e, in particolare, referenti degli “Sportelli autismo” e dei Centri territoriali di supporto. Si tratta di gruppi di lavoro che operano con la modalità per teaching: sono insegnanti che supportano altri insegnanti, sulla base della loro esperienza e competenza specifica. Oltre a raccogliere diverse richieste, anche dalle famiglie, in qualche caso la task force è stata contattata per segnalazioni, da parte delle stesse famiglie, di buone prassi di inclusione. In generale, la buona inclusione vede una stretta collaborazione tra insegnanti curricolari e insegnanti per il sostegno che – ricorda il ministero – sono insegnanti della classe, non del singolo alunno.

Cosa va detto ai dirigenti scolastici che tuttora assicurano la presenza ai soli studenti con disabilità?
  Quando si parla di “situazione di reale inclusione” o “effettiva inclusione scolastica” si fa riferimento alla presenza dei compagni che accettino di esserci e dei docenti che devono esserci. I docenti invitati dai dirigenti a prestare didattica a distanza per gli alunni senza disabilità, nel caso in cui vi siano alunni con disabilità che chiedano la didattica in presenza, sono tenuti a svolgere le attività didattiche a scuola, realizzandole contemporaneamente anche a distanza per il resto degli alunni della classe. Solo se tali docenti siano in situazione di fragilità certificata o siano positivi o in quarantena, non sono tenuti a tale obbligo. In tutti gli altri casi devono prestare le lezioni a scuola.

In prospettiva, come potrà realizzarsi quella “effettiva inclusione”, se il ricorso alla didattica a distanza dovesse perdurare ed eventualmente estendersi ad altri ordini?
  L’auspicio del ministero è che si possa quanto prima tornare ad una didattica in presenza, nella convinzione che l’apertura delle scuole sia questione fondamentale per studentesse e studenti, sulla quale converge l’impegno del ministero e del governo.

Da Redattore Sociale del 24/11/2020 di Chiara Ludovisi 

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