Real Chiesa di San Lorenzo a Torino

Real Chiesa di San Lorenzo a Torino

Accanto a Palazzo Reale di Torino si trova la Chiesa di San Lorenzo, riaperta al pubblico nei suoi antichi splendori grazie ai recenti lavori di restauro.

Il 10 agosto 1557, il duca Emanuele Filiberto sconfisse a San Quintino l’esercito francese, permettendo l’egemonia spagnola sull’Europa, grazie alla successiva Pace di Cateau Cambrésis (1559), e il proprio ritorno in quel Ducato di Savoia, che di lì a poco avrebbe iniziato a cambiare profondamente. Era il giorno di San Lorenzo e sia Felipe II di Spagna che Emanuele Filiberto promisero la costruzione di un luogo di culto a lui dedicato. Felipe costruì il Monastero di San Lorenzo dell’Escorial, a poche decine di chilometri da Madrid, dove poi si ritirò negli ultimi anni della propria vita. Emanuele Filiberto, impegnato nella costruzione della Cittadella e nella riedificazione dello Stato, non aveva le risorse sufficienti per una nuova chiesa e dedicò al Santo l’esistente chiesa di Santa Maria ad Presepae. Fu qui che, tra l’altro, Emanuele Filiberto fece portare la Sacra Sindone, affinché fosse venerata da San Carlo Borromeo, per un ex voto fatto durante la peste di Milano.


La cupola è fonte di meraviglia come dice Guarini di “atterrimento dell’animo umano”. Osservandola dal basso si crea un’illusione di distanza non comprensibile, di progressione senza fine in uno spazio inondato di luce.


Il sistema studiato da Guarini gli consente di impostare la cupola su un diametro inferiore a quello dato dalla struttura perimetrale dell’edificio.

Un intreccio di strutture articolate su tre ordini sovrapposti, occultate dalla architettura apparente dell’aula, sostengono la vertiginosa cupola che presenta coppie di archi incrociati che riprendono il motivo dell’ottagono e formano una grande stella ad otto punte con al centro l’ottagono regolare della lanterna. Il tutto viene reso aereo e leggero dalla luce che penetra dalle finestre aperte nelle vele della volta e che, rotta dall’articolarsi degli archi incrociati crea un effetto ottico di irrealtà: tutto sembra vero e tutto sembra illusorio, Guarini ha saputo concentrare l’attenzione sulla complessa, misteriosa struttura della cupola che pare reggersi “in equilibrio che – secondo G.C. Argan – rappresenta l’istante in cui il calcolo matematico coincide con il percorso della fantasia che tende a Dio”.

L’insolita struttura voltata prende la forma di un canestro rovesciato, ottenuto dall’intreccio di 8 coppie di archi, studiato e fondato grazie alle riflessioni sugli sviluppi delle superfici e delle sezioni coniche e progettato grazie all’impiego della stereometria. Paiono evidenti i richiami grafici agli intrecci delle coperture gotiche presenti nella moschea di Cordoba e nella cattedrale di Saragozza, probabilmente osservati e studiati dal Guarini in viaggio per l’Europa.

Il visitatore che entra nella chiesa non ne percepisce la reale struttura portante, ma solamente il guscio: la cupola infatti gli appare poggiare su otto esili colonne di marmo sormontate da archi che delimitano parti della calotta svuotate nei punti di minor sforzo; pure i sovrastanti pennacchi sferici sono vuoti; in realtà un’incastellatura di grandi archi, nascosta alla vista grazie al guscio stesso, svolge la funzione portante.
La cupola (con un’altezza di 55 m da terra al suo colmo) è priva di un vero tiburio (dall’esterno ciò che appare come tiburio, racchiude la cupola invece che raccordarla alla base dell’aula); è percorribile internamente grazie ad una intercapedine ottenuta tra struttura visibile internamente e involucro architettonico esterno.

Guarini “gioca” con le strutture apparenti e reali, i percorsi interni ed esterni, gli effetti sorpresa per guidare ciascuno di noi ad ascendere e “vedere con l’intelletto”, contemplare la luce divina. L’architettura apparente, ciò che noi vediamo, nasconde l’architettura resistente.

Il diacono Lorenzo, rappresentato nella pala con gli strumenti del suo martirio (opera di Antonio Franceschini – fine sec XVII), nato in Spagna, tesoriere del papa Sisto II, nel 258 venne chiamato dall’imperatore romano Valeriano perché consegnasse tutti i tesori della chiesa.

Il paliotto dell’altare, opera del Tantardini, raffigura il voto fatto da Emanuele Filiberto a San Lorenzo nella battaglia di S. Quentin, nelle Fiandre, il 10 agosto1557 (festa del santo).

Tabernacolo, ciborio, tronetto sono capolavori di armonia in marmi e bronzi dorati tempestati di pietre preziose: agate, diaspri, lapislazzuli, onici, graniti. Ai lati dell’altare due porte seicentesche, dette le turchine, ad intaglio di legno dorato poste nel 1828 da re Carloelice.

Nei pennacchi che raccordano il presbiterio all’imposta della cupola, sono raffigurate la quattro Virtù cardinali: la Prudenza, con lo specchio ed il caduceo; la Giustizia, con la bilancia e la spada; la Fortezza, con lo scettro e l’armatura; la Temperanza, nell’atto di versare acqua da una brocca ad un’altra.

Sopra l’arco esterno dominano due angeli dorati che introducono al presbiterio ed alludono al martirio di San Lorenzo rappresentato nella pala d’altare: a sinistra, un angelo con la corona di alloro, gloria di Dio; a destra, un angelo con la palma del martirio.

Ulteriori dettagli storici, artistici e religiosi si possono trovare a questo link,

Per informazioni sull’accessibilità della Real Chiesa si consulti la seguente pagina a cura dell’Associazione Nazionale Turismo Open.

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