Quelle fortezze che escludono i disabili

Quelle fortezze che escludono i disabili

Un’interpellanza dell’Unità di Sinistra chiede a Bellinzona di rendere più accessibili i castelli a chi ha difficoltà motorie. Abbiamo provato la salita a Castelgrande con Lidia e Natalie per vedere fino a che punto è difficile raggiungere l’interno in carrozzina.

. Dichiarati patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2002, i castelli di Bellinzona sono uno dei simboli della città ma anche una “fortezza inespugnabile” per i visitatori con difficoltà motorie, secondo l’Unità di Sinistra di Bellinzona. Lo schieramento politico infatti, in un’interrogazione al Municipio, mette in luce la difficoltà di accesso per i visitatori diversamente abili: “Questa interrogazione va a chiedere al Municipio di Bellinzona se è disposto a fare da promotore, da locomotiva per poter fare in modo che questi progetti di accessibilità, soprattutto quelli urgenti, possano essere fatti in tempi brevissimi”, spiega Danilo Forini, primo firmatario e Direttore cantonale di Pro Infirmis, ai microfoni di Teleticino, “questo perché qui passano gli anni, al di là del Covid, ricominciano le manifestazioni e tutti abbiamo voglia di utilizzare i castelli per attività, mostre e ristoranti. Quindi è importante che, sui tre castelli, questi piccoli ma importanti interventi possano essere fatti subito”.

“Diversi gli esempi in Europa”
I castelli infatti necessiterebbero di strutture che li rendano maggiormente fruibili, pur mantenendo la struttura medioevale. Questo secondo Forini sarebbe un grande passo avanti e aiuterebbe a sensibilizzare maggiormente sul tema della disabilità: “Il tema è quello della giustizia sociale. È chiaro che una fortezza medioevale non può essere accessibile completamente”, continua Forini, “in Europa però abbiamo diversi esempi in questo senso: per esempio la Valle dei templi ad Agrigento ha un direttore che utilizza una sedia a rotelle e con i mezzi a disposizione sono riusciti a rendere accessibile questo patrimonio. Lo stesso succede al lago di Loch Ness in Scozia dove ci sono carrozzine e percorsi speciali. Anche qui il progetto che il Cantone sta elaborando prevede dei percorsi e rendere accessibile il piano terra, non di aprire tutti gli anfratti del castello. Ed è questo che si chiede: rendere accessibile a tutti almeno parte di questi castelli”.

Branda: “Solleciteremo il Cantone”
L’interrogazione è stata presentata al Municipio nonostante i castelli siano del Cantone. Una scelta, spiega Forini, volta ad accelerare i tempi: “Noi crediamo che la Città di Bellinzona sia il partner giusto per poter colloquiare e dare la spinta definitiva al Cantone e all’organizzazione turistica per portare avanti questa tematica”. Una posizione condivisa dal Sindaco Mario Branda, che annuncia di volersi chinare quanto prima sul problema: “L’interrogazione servirà sicuramente per riattivare questo discorso e sollecitare dei provvedimenti, magari provvisori, ma che aiuteranno parte della popolazione a fruirne come dev’essere. Bisognerà comunque passare dal proprietario, cioè il Cantone, che ha la regia di questi interventi”. “Da parte nostra però”, conclude Branda, “posso dire che cercheremo di sollecitarli per adottare misure a breve”.

La lunga salita verso Castelgrande
Per toccare con mano le difficoltà di accesso a una delle strutture turistiche più note e frequentate del nostro cantone, Teleticino si è recata a Castelgrande con Lidia e sua figlia Natalie, che presenta una disabilità motoria. Appena uscite dall’ascensore, le due donne si trovano davanti una situazione piuttosto impegnativa: salire il lungo ciottolato che porta fino alla corte interna. Un’impresa talmente ardua da richiedere addirittura l’intervento del cameramen, che ha dovuto interrompere le riprese per dare una mano a Lidia: “È impegnativo e molto rischioso, se poi lei dovesse voler salire da sola mi chiedo come potrebbe fare”, racconta la mamma di Natalie.
La situazione non migliora raggiunto l’ultimo tratto: “l’imbuto” infatti presente sulla cima della salita rende praticamente impossibile continuare, con Lidia che non se la sente di rischiare di far cadere sua figlia o vederla scivolare indietro. “Nessuno ha la pretesa di cambiare quella che è la Storia della nostra città”, spiega Lidia, “però chiediamo di avere un occhio di riguardo, empatico, quando si prensa e si progetta. Non si pretende che sia tutto asfaltato ma che si pensi anche ai disabili. Io accompagno mia figlia ma c’è anche chi deve salire da solo, con la forza delle sue braccia e questo fa male. È peccato non poter accedere alle manifestazioni o anche solo per godere della pace del castello”.

Da Ticino News del 27/6/21

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