Prima della prima, un po’ di storia, il Teatro alla Scala di Milano

Prima della prima, un po’ di storia, il Teatro alla Scala di Milano

Le origini del Teatro alla Scala sono da attribuire all’incendio del Teatro Regio, collocato nell’attuale Palazzo Reale.

L’impetratrice Maria Teresa d’Austria, volle costruire un nuovo Teatro, al posto della chiesa trecentesca di Santa Maria della Scala demolita nel settecento, perché pericolante.

Il Teatro alla Scala venne portato a termine nel 1778 dall’architetto Giuseppe Piermarini, che fu inaugurato il 3 agosto con un’opera composta per l’occasione da Antonio Salieri, L’Europa riconosciuta.

Nonostante gli inizi un po’ trasandati, finalmente il teatro ebbe la giusta connotazione storica quando nella seconda metà del 1800, venero demolite tutte le costruzioni fra la facciata e Palazzo Marino, dove attualmente risiede il consiglio del Comune di Milano. La ditta Ricordi apre i suoi uffici a sud del teatro. I compositori vendevano alla premiata ditta i diritti delle loro musiche, che venivano poi rivendute sotto forma di spartiti per essere eseguite da studenti e musicisti in tutta Europa. Due anni dopo la Scala si accende di illuminazione a gas. L’energia elettrica fa il suo ingresso in teatro nel 1883. 

A seguito dell’arrivo di Rossini e soprattutto Giuseppe Verdi, che fece il suo esordio al Teatro alla Scala con l’opera Oberto Conte di San Bonifacio, il Teatro divenne una istituzione culturale italiana. Nel 1859, davanti al re Vittorio Emanuele II, va in scena Lucia di Lammermoor di Donizetti. Anche Verdi ritornò alla Scala e vi presentò l’Aida.

La crisi sociale di Milano costrinse il Teatro alla Scala la chiusura nel 1897. La sua riapertura venne l’anno successivo grazie al contributo economico di Guido Visconti di Modrone. La direzione artistica del teatro venne affidata ad Arturo Toscanini. Nel 1889 debuttò Giacomo Puccini con l’opera “Edgar”.

Due anni più tardi, nel 1891, dalla parte più alta del teatro venne ricavato il famoso “Loggione”, l’ambiente “popolare” da cui ancora oggi si decretano i successi o gli insuccessi delle prime e dei debuttanti.

Finita la Prima guerra mondiale, i palchettisti rinunciano ai diritti di proprietà e nasce un ente autonomo di gestione. Lo aiuta una sottoscrizione di cittadini lanciata dal Corriere della Sera. Sfilano i migliori cantanti dell’epoca, da Magda Oliviero a Giacomo Lauri Volpi, a Beniamino Gigli.

Nel 1929, insediato il fascismo, il Presidente dell’ente del Teatro venne nominato direttamente da Mussolini, Toscanini ritirò immediatamente l’incarico affidatogli nel 1888, e si trasferì a New York. Fece un breve ritorno in Italia nel 1931, ma a Bologna venne preso a schiaffi dagli uomini di Mussolini, e Toscanini non rimise più piede in Italia fino alla caduta della dittatura fascista.

Il fascismo diede alla Scala il primo palco a ponte mobile, ma durante il bombardamento aereo di Milano del 16 agosto del 1943 venne colpito anche il glorioso Teatro distruggendone il tetto, la volta e lunghi tratti dei quattro ordini dei palchi, i magazzini dei costumi, i camerini, le sale di studio del coro e di ballo e i laboratori scenici.

L’11 maggio 1946 fu Arturo Toscanini a dirigere l’opera inaurale della ricostruzione post-bellica, con La gazza di Gioacchino Rossini.

Dopo quella data il Teatro ospitò tutti i più grandi direttori e cantanti del nostro tempo.

L’accessibilità alla Platea del Teatro alla Scala è garantita dal grande portone centrale senza barriere architettoniche. I posti riservati sono in ultima fila accanto al muro delle gallerie. Per accedere alle gallerie, è necessario farsi guidare dagli inservienti che hanno l’accesso all’ascensore. Le gallerie sono molto strette e piccole di difficile accesso alle carrozzine. L’ingresso ai Loggioni è ostacolata da tre gradini.

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