Milano Città “abile”. La strada è ancora lunga

Milano Città “abile”. La strada è ancora lunga

Treni e metro, le barriere ai disabili sono un ostacolo per tutti.

MILANO. La mia storia di milanese «adottata» può sembrare quella di un qualunque giovane che si trasferisce per studiare e lavorare.

Ma per me, come e più di altri, non è stata «una passeggiata». Sono una donna 50enne disabile. Una nascita asfittica mi ha provocato un danno ai centri motori. I migliori luminari della pediatria di allora mi prognosticarono una vita in sedia a rotelle senza l’uso né del linguaggio né dei movimenti. Per fortuna non è stato proprio così. Con forza di volontà e terapie giuste sono riuscita a conquistare un’autonomia che mi ha permesso di trasferirmi a Milano da un paese della provincia di Novara, vivere da sola, laurearmi, lavorare al Corriere e avere una vita ricca di interessi. E tra questi è centrale il grande desiderio di aiutare chi ha una disabilità peggiore della mia. Milano offre molto, va incontro a chi ha più difficoltà, ma dietro a tanti servizi e a certe attenzioni si nascondono anche difetti banali ma fatali che si traducono in limiti invalicabili e frustranti. Un reale problema che non sembra vedere soluzioni, invece, è la mancanza di flessibilità da parte della società che gestisce il trasporto delle persone disabili, di cui usufruisco ogni giorno per recarmi al lavoro. Si tratta di un servizio per cui pago un prezzo non irrisorio, dal momento che ho un reddito, ma alle richieste di cambiamento di orario la risposta è quasi sempre negativa e talvolta arriva con modi tutt’altro che cortesi.
E mi chiedo: se trattano me, che sono in grado di far valere le mie ragioni, in questa maniera, cosa succede a un interlocutore meno abile o a un genitore anziano? Poi ci sono i taxi, che uso molto. Proprio pochi giorni fa avendo l’appuntamento per una visita medica, ho prenotato la corsa dalla sera precedente. Ma il taxi non è mai arrivato e io sono stata costretta ad annullare l’appuntamento. E se quella visita fosse stata molto importante? Questo, naturalmente, vale per chiunque. E sottolineo la parola «chiunque» perché spesso non ci si rende conto che quando si parla dei problemi legati alla disabilità in realtà si toccano questioni che riguardano tante altre persone. Un comune scivolo per superare un gradino è fondamentale per un disabile, ma è utile anche per anziani, mamme col passeggino o per chi abbia problemi di deambulazione. Un altro esempio: in Stazione Centrale c’è un servizio di accompagnamento per i viaggiatori con ridotta mobilità. Il punto d’incontro con l’assistente, per chi deve partire, è la Sala Blu. Peccato, però, che si trovi al primo binario e arrivarci non è semplice per un disabile. Un minimo di senso logico e di vera attenzione avrebbe suggerito un punto di incontro all’ingresso della stazione. Il risultato è che probabilmente si fa prima a raggiungere il treno da soli. Altro grosso scoglio, poi, è la prenotazione del servizio stesso. Primo ostacolo: devi farla tassativamente entro 24 ore prima della partenza. E chi ha urgenza di partire in giornata cosa fa? Non solo: via email di solito non si hanno grandi problemi, ma al telefono è una tragedia. Premesso che il costo della chiamata alla Sala Blu è molto alto, si deve stare ore al telefono prima di avere risposta, e per esperienza devo dire, con rammarico, che non sempre chi sta dall’altra parte del telefono ha dimostrato di capire il proprio compito. Infine la sanità. Oggi è la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, e quello alla salute è sicuramente un diritto fondamentale. Ma purtroppo anche su questo fronte ci sono ancora ritardi drammatici. Proprio su queste pagine è stato raccontato il caso di una visita per verificare la percentuale di invalidità fatta sul marciapiedi perché l’ambulatorio non era accessibile ai pazienti in carrozzina. Le barriere architettoniche e la mancanza di strumentazione adeguata sono veri problemi. Un esempio su tutti: con le normali apparecchiature, per le donne in sedia a rotelle è praticamente impossibile fare una mammografia o un pap test. E siamo a Milano.

di Anna Gioria da Il Corriere della Sera del 03.12.2019

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