MANFREDONIA. È lecito che lo Stato, in nome dell’accessibilità, decida di sacrificare uno dei pochi scorci della struttura interna del Castello di Manfredonia (FG) non ancora stravolti dalle (spesso discutibili) demolizioni effettuate in passato?
È lecito che
dopo avere alterato pesantemente gli spazi interni si intervenga ora con un PON
da 1,5 milioni di euro sconvolgendo, di fatto, anche l’aspetto esteriore delle
parti meno compromesse del fortilizio basso-medievale sede del Museo
Archeologico della Daunia? La domanda s’impone dopo la pubblicazione, sulla testata
on line “Manfredonia News”, delle immagini relative all’avvenuta demolizione
della tamponatura che aveva chiuso una bocca da fuoco aperta nella base
scarpata della Torre della Polveriera, sita nell’angolo N-W del quadrilatero
più antico.
Gli elaborati di progetto, carenti di qualsiasi analisi storico-architettonica,
giustificano la demolizione con la necessità di consentire ai disabili motori
di raggiungere l’ascensore inserito nella incastellatura metallica multipiano,
autoportante, che, stante la pregressa demolizione dei solai lignei dei piani
1-3, occuperà tutto il volume interno del torrione, allo scopo di farne un
deposito a vista per esposizione di alcune stele daune.
Un intervento quanto mai invasivo, poiché all’esterno del varco, dunque lungo
la base della Polveriera fino al nuovo “ingresso”, prossimo alla
cortina in cui si apre il magnifico portale angioino, sarà collocata una rampa
coperta ad altissimo impatto visivo. Ho chiesto alle direzioni competenti e al
segretariato generale del Ministero Beni Culturali, il 28 dicembre u.s., di
poter visionare tutta la documentazione di progetto e, di concerto con alcuni
parlamentari pugliesi, sto lavorando ad una interrogazione che chieda conto a
Franceschini di scelte per nulla rispettose della dignità del monumento.
STATO quotidiano del 05.01.2020
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