La scuola è un diritto a Milano. Ma solo a giorni alterni

La scuola è un diritto a Milano. Ma solo a giorni alterni

Studenti disabili in classe poche ore perché educatori e docenti di sostegno mancano o ci sono per brevi periodi. E le madri rinunciano a tutto Sono due i problemi nei quali si imbattono i genitori degli studenti con disabilità quando inizia l’anno scolastico. Il primo riguarda la presenza, in classe, delle figure che devono sostenere ed aiutare i loro ragazzi: l’insegnante di sostegno e l’educatore.

L’incertezza sulla presenza dell’uno e/o dell’altro professionista spesso non viene superata neppure a scuola iniziata: non è infrequente che l’uno o l’altro manchino, anche se le lezioni sono ormai avviate, o che restino solo per brevi periodi, talvolta solo per qualche giorno. Questo ha una conseguenza significativa sul percorso degli studenti con disabilità perché in assenza di sostegno e di educatori sono di fatto costretti a stare a casa, a perdere ore e giorni di lezione.

La loro possibilità di frequentare la scuola e di stare insieme ai coetanei dipende da queste presenze, da queste nomine. In caso contrario accade talvolta che siano i genitori (leggi: le madri) a sopperire.

A volte restano a scuola coi loro figli, badano loro ad assisterli. Ma non solo: spesso devono essere pronte ad andare a riprendere i propri ragazzi in anticipo, come se le lezioni non avessero un orario prestabilito. In tutti i casi non solo si erode il diritto alla scuola dei ragazzi ma anche il diritto di una madre di lavorare, se lo vuole.

Le due storie riportate qui sotto lo testimoniano. E sono due tra tante.

Morena Manfreda lotta per il diritto allo studio di suo figlio Manuel, affetto da disturbo dello spettro autistico e diabete, ma l’Ufficio scolastico e la coop non riescono a garantire una presenza costante di docenti e educatori.

Accade proprio mentre ne stiamo parlando: il telefono di Morena Manfreda squilla, il numero è quello della scuola media di Rescalda nella quale studia Manuel, suo figlio di 14 anni, le chiedono di andare a prenderlo. Sono le 11.20: la giornata di scuola per tutti gli altri ragazzi non è ancora finita, per Manuel sì.

Da quando è iniziato l’anno scolastico è già successo due volte: “Settimana scorsa – fa sapere la madre – è andato a scuola due giorni e il secondo giorno mi hanno chiamato dopo un’ora e mezza dall’inizio delle lezioni”.

Il motivo della chiamata anticipata è sempre lo stesso: l’insegnante di sostegno, sebbene specializzata, non ha ancora trovato la chiave per relazionarsi a Manuel, che quest’anno fa la seconda media, convive con un disturbo dello spettro autistico e col diabete. A rendere ancora più discontinua la presenza del ragazzo a scuola è l’incertezza che avvolge la presenza dell’educatore: “A Manuel – fa sapere Manfreda – sono state infatti riconosciute 10 ore di sostegno e 10 ore di educatore. Ma nella prima settimana di scuola non si è visto alcun educatore”. È arrivato solo questo lunedì, tre giorni fa.

“Ma – racconta Manfreda – ha comunicato che rimarrà fino a venerdì (fino a domani per chi legge ndr) e poi non si sa”. Il punto, allora, è sempre lo stesso: per gli studenti con disabilità il diritto allo studio è troppo spesso un diritto ad ostacoli, un diritto che, nella quotidianità, viene concesso a tempi alterni, col contagocce pur essendo un diritto fondamentale.

Ma non solo: sembra che non sia tenuta in alcuna considerazione la difficoltà degli studenti con disturbo dello spettro autistico a far fronte alle novità, ad accettare e adeguarsi all’ennesimo docente o all’ennesimo educatore.

Sembrano mancare attenzioni non secondarie: “Ho dovuto spiegare solo in pochi minuti, il primo giorno di lezioni, alla docente di sostegno che cosa comportasse il diabete – spiega Manfreda, che è anche vicepresidente dell’associazione ‘Su la testa’ -. Io combatto per il diritto alla scuola di mio figlio e di tutti i ragazzi con disabilità, un diritto che viene troppo spesso calpestato”. Manfreda tiene a fare una precisazione: “Nel caso di Manuel la responsabilità non è della scuola che, anzi, è molto collaborativa.

Ma dell’Ufficio scolastico al quale spetta la nomina dei docenti di sostegno e della coop che deve inviare l’educatore.

Assumano me!”.

Da Il Giorno del 21 settembre 2023 di Giambattista Anastasio

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