La pandemia: un’occasione di rinnovamento della scuola

La pandemia: un’occasione di rinnovamento della scuola

 “Questa emergenza può essere una straordinaria occasione per disegnare un sistema di istruzione migliore” sono le parole della Ministra Azzolina che vanno sottoscritte in pieno. Ma come si “ridisegna” il sistema? I punti fondamentali sono: una didattica che tenga conto anche delle esperienze fatte a distanza in questo periodo, ma che utilizzi questo metodo per arricchire l’offerta che non può assolutamente prescindere dal lavoro frontale in classe; una riduzione del numero degli alunni per classe, indispensabile per garantire l’obbligo del “distanziamento” ma in prospettiva utile per superare l’annoso problema delle “classi pollaio”; una ricognizione puntuale degli spazi che tenga conto della messa a norma del 50% del patrimonio edilizio scolastico ancora in sofferenza e di spazi esterni da recuperare per ampliare e migliorare la qualità del servizio. Un programma ambizioso che finalmente potrebbe rompere una tradizionale politica che da tanti anni è in uso in questo Paese e cioè che sul sistema scolastico si deve fare “cassa”, alla stessa stregua di come si è fatta “cassa” sul sistema sanitario e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Una straordinaria stagione è di fronte a noi e allora, poiché la scuola interessa tutti, è necessario che finalmente si accendano i riflettori sul sistema, provocando un coinvolgimento generale che affronti l’emergenza ma che guardi anche in prospettiva. Vorrei allora fare qualche riflessione sulla cosa fare, in particolare in tema di edilizia scolastica.

Gli attori, in questo caso, oltre al MIUR e al Ministero dei Lavori Pubblici e del Tesoro, sono le Regioni, per il ruolo di programmazione che rivestono e gli Enti Locali quali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico. Proprio per superare questo proliferare di competenze è stata da qualche anno istituita la TFES, Task Force Edilizia Scolastica, presente in ogni Regione e quindi anche in Liguria.

È dunque questo l’organismo a cui dobbiamo fare riferimento per gli interventi che si riterranno necessari onde mettere le scuole nelle condizioni di poter fare fronte all’emergenza, utilizzando “l’occasione” come suggerisce la Ministra per ridisegnare l’intero sistema dell’edilizia scolastica in questa Regione. Chi sono gli interlocutori naturali di questa struttura? Certamente oltre agli Enti Locali, la Direzione Scolastica Regionale, i Capi d’Istituto, le Organizzazioni sindacali, i rappresentanti dei genitori e degli alunni, le associazioni delle famiglie delle persone con disabilità e tutti quelli che sono direttamente interessati a che la scuola garantisca il massimo dell’efficienza e della sicurezza.

Il Comitato Tecnico Scientifico Nazionale, come è noto, sta predisponendo i protocolli che regolamenteranno il funzionamento del servizio, una volta riaperti gli istituti, a cui si dovranno attenere tutti gli utenti della scuola. Il rispetto della relativa normativa sarà presumibilmente a carico del Dirigente Scolastico che, in caso di incidenti, potrà essere ritenuto responsabile, per cui sarà necessario predisporre ogni cosa con la massima puntualità.

Per converso, le nostre strutture scolastiche non godono di buona salute: molte scuole sono ancora prive del certificato di prevenzione incendi, di abitabilità, sono presenti ancora barriere architettoniche, sono prive di accorgimenti di riduzione energetica e questo perché, per la maggior parte, sono state costruite ante legge sul collaudo statico che è del 1976. Tutto è arcinoto e messo ogni anno in particolare evidenza da puntuali rapporti di Cittadinanzattiva.

Mi preoccupa anche una eventuale limitazione derivante dal protocollo sugli accessi e sul numero limitato di studenti per classe, che potrebbe pregiudicare il processo di integrazione scolastica degli alunni disabili, ormai consolidato da più di 50 anni di esperienza. Non vorrei che a qualcuno venisse in mente di riproporre scuole speciali o classi differenziali, sarebbe non una “straordinaria occasione di ridisegnare il sistema”, ma una formidabile retromarcia.

Parlo di questo problema della integrazione perché da qualche anno sono il Presidente regionale del CIP, Comitato Italiano Paralimpico, e quindi particolarmente interessato alla pratica sportiva delle persone disabili in generale e degli studenti disabili nel contesto scolastico.

Da IVG.it-8 ore fa

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