I Musei del Bargello a Firenze; tra passato, presente e futuro.

I Musei del Bargello a Firenze; tra passato, presente e futuro.

La direttrice dei Musei del Bargello di Firenze, dott.ssa Paola D’Agostino, che ringraziamo, ha concesso questa lunga intervista a Incuriosire.it. Le fotografie incluse in questa intervista ci sono state rilasciate gentilmente dall’Ufficio Stampa del Musei.

Vista notturna del Palazzo del Bargello (FI)

Come descriverebbe ai nostri lettori, i musei del Bargello? Facendo un quadro storico e architettonico contestuale.

È difficile rispondere a questa domanda, una tale descrizione necessiterebbe almeno un breve saggio più che un’intervista. Quello che posso dire, senza timore di essere smentita, è che i musei che costituiscono il gruppo Musei del Bargello sono cinque gioielli, per alcuni versi diversi tra loro, ma accomunati da una combinazione, oserei dire unica al mondo, che unisce al pregio delle opere contenute al loro interno l’inestimabile valore storico, artistico e architettonico degli edifici che le contengono.

Quali sono le opere all’interno dei musei del Bargello di maggior importanza storica ed artistica?

Anche in questo caso l’elenco potrebbe essere lunghissimo… A partire dai capolavori assoluti della scultura rinascimentale conservati al Museo Nazionale del Bargello, come il David bronzeo di Donatello, la Dama col Mazzolino di Verrocchio, il Bacco e il Tondo Pitti di Michelangelo, il Mercurio di Giambologna e la Costanza Bonarelli di Bernini, per citarne soltanto alcuni, passando per un viaggio nel tempo nella Firenze del Medioevo – unico esempio fiorentino – rappresentato dal Museo di Palazzo Davanzati fino ad arrivare al magnifico mausoleo della famiglia Medici, le Cappelle Medicee, con la Sagrestia Nuova di Michelangelo Buonarroti, fino a Orsanmichele, “grattacielo” ante litteram e monumento unico nel suo genere dove si suggellano funzioni civili e religiose. Per finire con Casa Martelli, uno delle ultime gemme entrata a far parte della grande famiglia dei musei statali, un piccolo scrigno che conserva ancora l’atmosfera e le tracce di questa importante famiglia fiorentina del passato.

In cosa è consistito il recente restauro del Palazzo del Bargello che ospita i musei da lei diretti?

Il grande intervento che ha recentemente coinvolto il Palazzo del Bargello, che ospita il museo omonimo, ha visto l’edificio costruito a metà del Duecento, per la prima volta dalla fondazione del Museo (avvenuta nel 1865, quando da carcere fu trasformato nel primo Museo Nazionale dedicato alle arti del Medioevo e del Rinascimento del Regno d’Italia), oggetto di una importante campagna di restauri che lo ha coinvolto nella sua totalità e che ha comportato una minuziosa revisione della muratura esterna, del cortile, degli stemmi, delle torre e di tutti gli elementi decorativi, portando alla luce dettagli fino ad oggi sconosciuti. Quindici mesi di lavoro continuativo, che – nonostante la chiusura prolungata del museo a causa della pandemia da Covid19 – hanno permesso al team di restauratori di concludere questa operazione a tempo di record, iniziando a innalzare i ponteggi a fine luglio 2020 per smontare gli ultimi tubi innocenti a ottobre 2021, per un totale di 425 giorni di lavoro.

Cosa significa essere direttore dei musei del Bargello a Firenze, una delle città d’arte per eccellenza?

Essere il direttore dei Musei del Bargello è un grande privilegio e allo stesso tempo una grande responsabilità. Ho il privilegio di vivere quotidianamente a contatto con alcuni capolavori assoluti della storia dell’arte mondiale – per darle un’idea, il Museo Nazionale del Bargello è il museo che custodisce la più importante e numericamente cospicua collezione di scultura rinascimentale al mondo, la Sagrestia Nuova delle Cappella Medicee è il luogo in cui sono concentrate il più alto numero di opere di Michelangelo Buonarroti – e la responsabilità di tutelare e di far conoscere il più possibile questi luoghi straordinari. La sfida più grande è quella di sensibilizzare il pubblico a un approccio nuovo con l’arte, che non prescinda dalle icone e dalle opere d’arte più conosciute ma che si accosti con curiosità e desiderio di conoscenza anche alle opere meno “instagrammate”.

Esistono rivalità tra musei?

Il concetto di rivalità confligge con la tutela, la divulgazione, la diffusione della conoscenza e, nel caso del pubblico più giovane, con lo sviluppo di quell’interesse che è alla base del mandato di chiunque si trovi alla guida di un museo. La risposta è no. Una sorta di rivalità sarebbe solo e senz’altro controproducente. Esiste piuttosto un grande spirito di collaborazione tra musei nazionali, internazionali e più in generale tra istituzioni culturali. Questo ci garantisce sempre più spesso di offrire al pubblico mostre ricche e di grande spessore scientifico, come quella che aprirà a marzo al Museo Nazionale del Bargello e a Palazzo Strozzi intitolata “Donatello, Il Rinascimento”, organizzata dai Musei del Bargello e dalla Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con gli Staatliche Museen di Berlino e il Victoria and Albert Museum di Londra.

Quale è il rapporto tra il pubblico e il museo?

C’è pubblico e pubblico e c’è museo e museo. Nel caso dei Musei del Bargello quello che posso dire è che da parte del pubblico riscontro sempre un grande stupore e una enorme gioia nello scoprire i tesori che custodiscono. Il 2021 inoltre è stato l’anno di riscoperta dei Musei del Bargello da parte dei bambini.

Apprezza il lavoro di digitalizzazione delle opere d’arte?

Lo apprezzo molto e credo che sia un passaggio indispensabile.

Secondo lei, nell’epoca della digitalizzazione ad altissima definizione, il visitatore è più o meno interessato a visitare le opere d’arte con i propri occhi?

Il visitatore non sarà mai né più né meno interessato a causa della digitalizzazione, perché fruire dal vivo un’opera d’arte rimarrà sempre – per fortuna – un’esperienza unica. La possibilità di accedervi in versione digitale è un vantaggio e una frontiera che va assolutamente esplorata anche per motivi di studio e di ricerca ma non può e non rappresenterà mai un’alternativa al godimento che si può ricavare dalla visita di un museo dal vivo, semmai uno stimolo in più per visitare i musei. In sintesi, grazie al digitale i visitatori saranno più interessati a vedere le opere d’arte dal vivo.

Quanto è importante secondo lei, l’accessibilità dei musei? Per esperienza personale troppo spesso le opere hanno una pessima illuminazione a chi è costretto in carrozzina; alla luce di questa osservazione, è possibile migliorarla?

Troppo a lungo i musei non sono stati sufficientemente accessibili. Per fortuna oggi esiste una consapevolezza nuova e si lavora costantemente per rendere gli spazi il più possibile adeguati e fruibili.

La pandemia in atto, in che modo ha influenzato il lavoro di un direttore di un museo?

La drammatica situazione con cui ci siamo scontrati a causa della pandemia ci ha obbligati a fare i conti con qualcosa di totalmente nuovo e inatteso. Abbiamo imparato a lavorare in emergenza, abbiamo toccato con mano cosa significa e quanto sia doloroso vedere i musei chiusi – e deserti – per mesi e mesi. Ma abbiamo cercato il più possibile di fare di necessità virtù, ad esempio abbiamo “sfruttato” la chiusura prolungata del Bargello per accelerare i lavori di restauro del Palazzo. I musei erano chiusi al pubblico ma non si sono mai fermati. Abbiamo anche coinvolto il personale che lavorava a distanza, a tutti i livelli, per predisporre contenuti da diffondere sui canali social in modo da continuare a mantenere vivo il dialogo con il pubblico.

Il museo è un po’ un ponte tra il passato e il futuro. Come vede il futuro dei musei?

Spero in un futuro radioso. I musei – tutti, dal più grande al più piccolo, dal più centrale al più periferico – custodiscono il nostro patrimonio, la nostra cultura, la nostra storia, la nostra vita, il passato, il presente e il futuro. Sono una specie di potentissima macchina del tempo. Dal canto mio non posso far altro che lavorare per far sì che rimangano tali per il bene nostro e delle generazioni future che potranno goderne.

Cosa migliorerebbe in un museo? L’esposizione? La comunicazione? La multimedialità?

Migliorerei sempre tutto. E cerco di farlo costantemente, fa parte della missione di un direttore. La strada è ancora molto lunga e vorrei fare molte cose ancora, ma sono consapevole dei piccoli-grandi passi che quotidianamente vengono fatti per rendere i nostri musei sempre più accessibili e luoghi di vera socialità. Nei musei italiani credo che si dovrebbero inserire negli organici ministeriali professionisti che si occupano di attività didattica, mediazione culturale, comunicazione multimediale e al rapporto imprescindibile tra esperienza dei visitatori on-line e on-site.

Intervista a cura di Antonio Capoduro per Incuriosire.it. 14 febbraio 2022
Ringrazio Paola D’Agostino direttrice dei Musei del Bargello e Ludovica Zarrilli Ufficio stampa dei Musei.

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