Grattacielo Regione Piemonte, dopo 10 anni e 236 milioni barriere architettoniche e ascensori a singhiozzo

Grattacielo Regione Piemonte, dopo 10 anni e 236 milioni barriere architettoniche e ascensori a singhiozzo

Ascensori bloccati, aria condizionata a intermittenza, rischio salmonella, scarsità di aree relax e parcheggi, barriere architettoniche che impediscono l’accesso ai disabili, servizio mensa inesistente. Sembrerebbe l’inizio di un thriller, o la descrizione di un palazzo da demolire o quantomeno da ristrutturare.

Tutto il contrario. Il protagonista della pellicola fantozziana è il grattacielo della Regione Piemonte, il terzo edificio più alto d’Italia che ha richiesto 10 anni di cantiere e un investimento complessivo da 236 milioni di euro. «Il palazzo diventerà l’emblema dell’orgoglio del Piemonte e dell’essere sabaudi — aveva dichiarato poco prima dell’inaugurazione il presidente della Regione, Alberto Cirio — ovvero del fare le cose per bene, rispettando il valore del denaro, soprattutto quando è pubblico e arriva dal sacrificio di tante persone».

Affermazioni che, a pochi mesi dalla piena operatività del grattacielo, ricordano profezie di fassiniana memoria. Solo poche settimane fa, per dire, il vento ha danneggiato una delle insegne poste all’ingresso. Difficile parlare di usura. Qualche dato? Dodici ascensori per 2 mila lavoratori, con capienza massima di 16 persone. E difatti, come denunciato da qualche dipendente che preferisce restare anonimo, ad ogni pausa pranzo occorre sfrecciare verso il corridoio prima che la coda diventi troppo lunga. Altrimenti l’attesa, per poter arrivare al piano terra, può durare anche 20 minuti. E quando nell’ascensore entrano 10 persone, nonostante la capienza sia più alta, non è insolito che si blocchi.

Ma non essendoci una mensa interna mancano le alternative. Anche perché i posti nelle sale ristoro, fornite solo di qualche tavolino, non superano il centinaio. Una volta fuori dal grattacielo, poi, parte la corsa per trovare qualche esercizio nei dintorni. Le attività nei paraggi sono contate, e non tutte accettano i buoni pasto (e spesso il conto supera l’importo del ticket). I sindacati hanno provato a chiedere alla Regione di fare ricorso allo smartworking, almeno temporaneamente, o di diluire i disagi con orari più flessibili per ingressi e uscite. Niente da fare.

Quando si rientra, inoltre, occorre sperare che l’aria condizionata funzioni correttamente. Spesso è spenta, con conseguente malessere fisico e capogiri, altre volte i bocchettoni posti sopra le scrivanie costringono i dipendenti a indossare giacche e foulard per la temperatura troppo bassa. Da un estremo all’altro. I parcheggi? Mille in tutto (aperti anche al pubblico) per 2 mila impiegati.

E se dentro al grattacielo dovesse entrare una persona con disabilità, la strada è in salita. Mancano i percorsi per gli ipovedenti e le diverse barriere architettoniche (dai gradini agli spazi ristretti) diventano un ostacolo insormontabile per chi è in carrozzina. «Parliamo di criticità che nonostante le varie segnalazioni continuano a persistere — sottolinea Guido Catoggio, segretario generale funzione pubblica Cgil Piemonte — e gli assessori Caucino e Tronzano continuano a rimbalzarsi la responsabilità. Con la prima avremo un incontro oggi pomeriggio, speriamo di avere qualche risposta. Poco tempo fa è stato persino lanciato un allarme salmonella. Ai dipendenti è stato consigliato di non usare l’acqua dei rubinetti. L’amministrazione ha detto di aver fatto degli accertamenti, ma nonostante la preoccupazione del personale i risultati non sono mai stati resi noti». A tutto questo si aggiunge il tema degli orari di impiego delle addette alle pulizie. Il turno infatti non si esaurisce più nel tardo pomeriggio, bensì nelle ore notturne, con conseguenze piuttosto pesanti a livello di vita familiare.

Da Corriere della Sera del 26 giugno 2023 di Nicolò Fagone La Zita

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