Disabilità e accessibilità: perché la strada è ancora lunga

Disabilità e accessibilità: perché la strada è ancora lunga

Nonostante la Convenzione delle Nazioni Unite definisca fondamentale il diritto di lavorare in regime di uguaglianza, i dati elaborati dal Comitato Economico e sociale europeo fotografano una situazione ben diversa.


Franck Sioen è un cittadino belga di 29 anni. Ha trascorso la sua vita su una sedia a rotelle. È una delle quasi cento milioni di persone con disabilità nell’UE che soffrono di molti tipi di discriminazione, sotto forma di barriere fisiche o sotto forma di stereotipi, stigma e pregiudizi da parte della società, che quasi infallibilmente non riesce a vedere la persona diversa dalla disabilità. Uno di questi pregiudizi è che le persone con disabilità sono, dal punto di vista medico, incapaci di lavorare o sono troppo costose per essere accolte sul posto di lavoro, il che impedisce a molti di realizzare il proprio potenziale. Il Comitato economico e sociale europeo (Eesc) studia da tempo la situazione occupazionale delle persone con disabilità nell’UE e organizza audizioni e conferenze per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione. Proprio una recente audizione dell’EESC sull’occupazione delle persone con disabilità ha rivelato che il loro tasso di disoccupazione è doppio rispetto a quello della popolazione media: circa il 25% dei giovani con disabilità è senza lavoro. Secondo ANED (la rete accademica di esperti sulla disabilità), solo il 50% degli europei con disabilità lavora, rispetto al 75% di coloro che non hanno una disabilità.
Franck Sioen, però, è uno dei più fortunati. Con il duro lavoro, il sostegno dei suoi parenti e un po’ di fortuna, è riuscito a trovare un lavoro nel campo degli affari europei. Era sempre stata la sua ambizione. Oggi lavora come addetto alla difesa e alla comunicazione della Rete europea per la vita indipendente. Il tema dell’accessibilità è una delle principali sfide che deve affrontare ogni giorno.
Per le donne, la situazione peggiora, in quanto subiscono una doppia discriminazione: genere e disabilità. Secondo ANED, solo il 48% delle donne europee con disabilità ha un lavoro, rispetto al 53% degli uomini.

«Nei paesi di tutta Europa, la definizione principale di disabilità nella politica era molto legata all’occupazione» afferma Mark Priestley, Professore di Disability Policy presso l’Università di Leeds, «Per questo oggi si vedono molte leggi che ancora cercano di identificare e gestire un gruppo di persone che lo Stato fa ancora molta fatica ad inserire all’interno di un modello economico capitalista».

Il riferimento normativo principale è la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata nel 2006. Il suo scopo è quello di assicurarsi che le persone con disabilità godano degli stessi diritti di tutti gli altri e vivano la loro vita con dignità. L’articolo 27 della Convenzione riconosce il diritto delle persone con disabilità a lavorare su una base di uguaglianza. Yannis Vardakastanis, vicepresidente del gruppo Diversity Europe del Comitato economico e sociale europeo e presidente del Forum europeo sulla disabilità, insieme agli altri ospiti, spiega ai microfoni del Podcast The Grassroots View, il podcast che fa parte del network “EuroPod”, perché il tema dell’accessibilità al lavoro per le persone con disabilità sia così importante e quali norme europee bisognerebbe tenere come riferimento.

Da Linkiesta.it del 08.03.2020

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