De Pellegrin: «Le Dolomiti accessibili possono essere un volano per il turismo»

De Pellegrin: «Le Dolomiti accessibili possono essere un volano per il turismo»

L’oro paralimpico di Londra chiama le istituzioni: «Interpellateci, vi aiuteremo a realizzare qualcosa di veramente utile». Dagli elogi agli impianti di Vascellari, alla futura pista da bob: «Siamo 80 milioni e siamo i villeggianti più fedelizzati» .

L’intervista. «I turisti diversamente abili sono 80 milioni tra Europa e e Usa. Le Paralimpiadi, di cui poco si parla, possono essere l’occasione per trasformare Cortina, le Dolomiti e l’intera provincia di Belluno in un territorio senza limiti».

Chi teorizza e cerca di praticare il turismo accessibile e inclusivo verso ogni forma di disabilità è il plurimedagliato paralimpico Oscar De Pellegrin. Basta riuscire a convincere gli albergatori, gli impiantisti e i Comuni ad abbattere le barriere?
«È già importante, ma non basta. Bisogna progettare e costruire alberghi, impianti, rifugi, sentieri che siano concepiti come accessibili a tutti. Eviterebbero, fra l’altro, spese supplementari per successivi adeguamenti».

Quando lei si ferma a Cortina entra e si sposta autonomamente negli alberghi?
«Si, ma sono pochi. Anzi pochissimi. Non so se siano cinque in tutto. E il problema, in ogni caso, è rendere accessibile tutta la città».

Compresi gli impianti di risalita.
«Beh, mi lasci dire che gli ultimi impianti, quelli realizzati da Vascellari, sono un gioiello unico al mondo. Sulla Marmolada io arrivo tranquillamente sul ghiacciaio senza chiedere aiuto a nessuno. Una meraviglia. E altrettanto accade qui a Cortina. Ma Vascellari ha avuto l’umiltà di interpellare noi diversamente abili».

È accaduto anche per i Mondiali di sci.
«Sì, ma troppo tardi per interventi davvero compiuti. Comunque il parterre dell’arrivo delle gare di sci sarà a misura di disabili. Mi auguro che per tempo si facciano avanti anche gli organizzatori delle Olimpiadi».

Lei ha messo a disposizione anche la sua Assi Onlus. Avete idee anche per la pista da bob? Quella per forza di cose sarà off linit per voi.
«No, in quella pista gareggeranno anche i paratleti, che oggi vanno a fare allenamento ad Innsbruck. Si dice che la “Eugenio Monti” fungerà da Centro federale per 20 anni dopo le Olimpiadi. Immagino che qui potranno allenarsi anche i ragazzi edi giovani con disabilità. Nessuno, comunque, ci ha ancora interpellato».

Le Paralimpiadi…
«Lei che scrive di Olimpiadi perché non le presenta con pari dignità».

Mea culpa.
«L’ho affermato in più occasioni. Le Paralimpiadi vengono troppo spesso sottintese, ignorate quindi. Senza dubbio la grande opportunità dell’organizzazione delle Paralimpiadi Milano-Cortina nel 2026 dovrebbe essere una spinta in più per collaborare, sviluppare e costruire una cultura imprenditoriale e sociale volta a migliorare la fruibilità del territorio e delle sue bellezze».

Forse perché il turismo non apprezza i diversamente abili.
«Eppure rappresentiamo una potenzialità enorme: siamo 80 milioni. Se facessimo conoscere al mondo intero che le Dolomiti sono a portata di carrozzina, si aprirebbero prospettive di mercato interessanti. Solo qualche altro numero. Da Fonti dell’Unione Europea, il turismo accessibile valeva 80 miliardi e, ad oggi, tra Europa e Stati Uniti le persone su sedia a rotelle sono 70 milioni, senza contare le altre tipologie di disabilità. Un settore, quello del turismo accessibile, con un altissimo tasso di fidelizzazione e si prospetta che nel 2050 i turisti interessati dal tema siano oltre il 31%».

Senza, magari, contare gli accompagnatori.
«Appunto. Noi siamo i villeggianti davvero più fedelizzati. Mi fa specie, dunque, che in questi primi anni di preparazione dell’evento olimpico, mai si sia approfondito il tema delle paralimpiadi anche ai fini di un’accoglienza che sia altrettanto dignitosa. Per i Mondiali e i Giochi 2026 si stanno impegnando fiumi di inchiostro per la viabilità. Benissimo, ci mancherebbe. Ma un qualche intervento sulle barriere architettoniche non l’ho ancora sentito».

L’ultimo oro lo ha vinto a Londra e lei una volta ha detto che proprio in quelle Olimpiadi la cultura della disabilità ha cominciato a cambiare.
«Da Londra, in effetti, la percezione delle disabilità è cambiata, il Comitato paralimpico italiano si è dotato di rilevanza sociale, diventando ente pubblico e ancora ci sono mete da raggiungere: io non mi sono mai sentito un disabile, è il mondo esterno che per abitudine ti percepisce così. Dobbiamo far cadere il pietismo e sta anche a noi saperci raccontare per le nostre abilità, mostrarci come persone, con i nostri pregi e difetti, come tutti. Lo sport ha la capacità di sintetizzare valori. È un maestro di vita, una terapia, una guarigione».

di Francesco Dal Mas da Corriere delle Alpi del 14/10/2020

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