Breve storia di Montalcino (SI)

Breve storia di Montalcino (SI)

La zona di produzione dei vini di Montalcino coincide con il confine storico del Comune di Montalcino, un comprensorio di 24.000 ettari, dei quali solo il 15% è occupato dai vigneti. La zona ha una forma pressoché quadrata, i cui ‘lati’ sono delimitati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia.

La collina di Montalcino ha numerosi ambienti pedologici per essersi formata in ere geologiche diverse. Le zone più basse sono costituite da terreni abbastanza sciolti originatisi nel quaternario per trasporto di detriti con strato attivo profondo. Salendo, il terreno si arricchisce di scheletro mentre lo strato attivo si riduce, essendo suoli formatisi dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro ed alberese.

Montalcino dista circa 40 km in linea d’aria dal mare e 100 km dagli Appennini.
Il clima è tipicamente mediterraneo, tendenzialmente asciutto, ma anche con connotazioni continentali data la posizione intermedia fra il mare e l’Appennino Centrale. Le precipitazioni sono concentrate nei mesi primaverili e tardo autunnali (media annuale 700 mm.). In inverno, al di sopra dei 400 metri sono possibili le nevicate. Le fasce di media collina raramente sono interessate da nebbie, gelate o brinate tardive, anche per la frequente presenza di vento che garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. A Sud il monte Amiata, con i suoi 1.740 metri di altezza, domina e protegge il territorio del Brunello da fenomeni atmosferici come nubifragi e grandinate.

Durante l’intera fase vegetativa della vite, il clima è prevalentemente mite e con un elevato numero di giornate serene che assicurano una maturazione graduale e completa dei grappoli.

La presenza sul territorio di versanti con orientamenti diversi, la marcata modulazione delle colline e lo scarto altimetrico ( dai 120 ai 650 metri sul mare) tra zone vallive e il territorio più alto (Poggio della Civitella), determina dei microambienti climatici molto diversi, anche in zone molto vicine tra loro.

La forma di allevamento più diffusa in vigna è il cordone speronato, ottenuto mediante potatura corta (a 2 gemme) di un numero variabile di cornetti a ceppo.

La qualità del Brunello di Montalcino nasce in vigna, grazie a un meticoloso lavoro manuale, dalla potatura secca alla scelta del germoglio più idoneo, dal contenimento della vegetazione al diradamento dei grappoli, operazioni finalizzate a produrre e selezionare i migliori frutti. Alcuni produttori effettuano un’ulteriore scelta al momento della vendemmia in modo da mandare in cantina dell’uva perfetta.

Montalcino – Cenni storici

Il nome “Montalcino” ha un’origine misteriosa: alcuni ritengono che derivi da Mons Lucinus, monte dedicato alla dea romana Lucina (Giunone). Altri invece, ed è l’opinione largamente accettata, lo collegano a Mons Ilcinus (Monte dei Lecci) riferendosi alla forte presenza di lecci (ilex, ilicis). Infatti nello stemma del Comune di Montalcino è visibile un leccio sopra tre monti.

Fra il XII secolo e il Cinquecento Montalcino, fu al centro di aspre contese militari, prima contro Siena e dopo il 1260, insieme a Siena contro Firenze.

Il piccolo ma coraggioso paese di Montalcino era considerato una roccaforte inespugnabile, protetta da mura e da una grande fortezza. Per questo, nel 1559, quando i montalcinesi consegnarono le chiavi della città ai rappresentanti di Cosimo de’ Medici, Montalcino era rimasto l’ultimo libero comune d’Italia.

La vocazione del territorio di Montalcino a produrre vini di grande qualità è conosciuta da oltre duemila anni: numerosi sono infatti i ritrovamenti archeologici risalenti all’epoca etrusca, che attestano la produzione del vino a Montalcino.

Nel Medioevo gli statuti comunali regolavano la data di inizio della vendemmia mentre, durante l’assedio del 1553, il vino non mancò mai e Blaise de Montluc, alla difesa delle mura montalcinesi, per dissimulare le sofferenze” si arrubinava il volto con il rosso vino”.

Secondo il bolognese Leandro Alberti (1550-1631), Montalcino è “molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli”.

L’auditore granducale Bartolomeo Gherardini, nella sua visita a Montalcino del 1676-1677, segnala la produzione di 6050 some di vino descritto come “vino gagliardo, non però in gran quantità”. Charles Thompson, nel 1744, scrive che “Montalcino non è molto famosa eccetto per la bontà dei suoi vini”.

Brunello di Montalcino, il successo di un grande vino

La nascita del Brunello di Montalcino risale all’Ottocento, quando alcuni agricoltori montalcinesi iniziano a sperimentare la produzione di un vino rosso con le uve di una vite tradizionalmente coltivata nella zona.
Una vite chiamata “Brunello” o “Brunellino” che, verso la metà dell’Ottocento, viene identificata come una varietà del Sangiovese.  Un’uva molto pregiata perché capace di produrre vini da lungo invecchiamento  cioè vini rossi di altissimo pregio.

Esiste una Relazione della commissione ampelografica della provincia di Siena su un Brunello di 32 anni – vendemmia 1843 – in cui si dice che il vino presenta caratteristiche analitiche immutate nel tempo cioè si era conservato perfettamente. E’ tuttavia negli anni dell’Unità d’Italia – fra il 1865 e il 1869- che i tentativi di vinificare l’uva di Brunello in purezza e maturare il vino in botte si intensificano e giungono a ottimi risultati.

Il padre precursore del Brunello di Montalcino fu certamente Clemente Santi. Nel 1869 un suo Vino Scelto (Brunello), della vendemmia 1865, fu premiato con medaglia d’argento dal Comizio Agrario di Montepulciano. Negli anni successivi il Brunello ottiene altri importanti riconoscimenti internazionali battendo i rossi francesi persino a Parigi e a Bordeaux.

Per molti anni il Brunello rimase una rarità destinata a pochi raffinati intenditori. E’ solo nella seconda metà del Novecento che, da una prelibatezza per pochi, si trasforma in un simbolo mondiale del migliore made in Italy.

Con la nascita delle DOC, il Brunello vive una fase da protagonista ed è nel gruppo dei primi otto vini a cui viene attribuita la denominazione di origine. Nel 1966 il Brunello di Montalcino diventa un vino Doc e l’anno dopo istituisce il suo Consorzio. Nel 1980 è la prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita DOCG e da quel momento tutte le sue bottiglie vengono chiuse da un contrassegno di Stato che garantisce la loro provenienza.

Tuttavia la produzione del Brunello è ancora troppo piccola per affermarsi su scala internazionale. La prima cantina con una vera rete commerciale è degli anni ‘70 ma il Brunello conquista il mercato mondiale solo dopo il 1980 anche attraverso una crescita del numero delle cantine e delle bottiglie prodotte. Montalcino fa da battistrada anche al turismo del vino italiano con le prime cantine attrezzate per visite guidate e un intero territorio che ogni anno riceve migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Moltissimi riconoscimenti comprovano la qualità del vino: nel 1999 la prestigiosa rivista statunitense “Wine Spectator” inserisce un Brunello fra i 12 migliori vini del XX° secolo e nel 2006 incorona un Brunello in cima alla classifica mondiale.

Dal Sito del Consorzio del Brunello di Montalcino

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