Breve storia del fascismo: terza puntata

Breve storia del fascismo: terza puntata

Terza puntata della storia del fascismo; perchè secondo Incuriosire.it per comprendere l’attualità è necessario conoscere anche il nostro recente passato.

Mussolini era un socialista espulso dal PSI per la sua posizione di interventista nella prima guerra mondiale. Dopo l’espulsione dal Psi aveva fondato i Fasci di azione rivoluzionaria per appoggiare l’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale. Il 23 marzo 1919 costituisce a Milano il partito fascista come continuazione dei Fasci di azione rivoluzionaria.  Fasci perché si richiamo al fascio littorio della antica Roma.

L’ideologia del fascismo è composita e confusa e si rifà a disparati elementi: il nazionalismo antidemocratico e antiparlamentare, il sindacalismo rivoluzionario  di George Sorel e il suo mito della violenza, il futurismo attivista e irrazionalista. Non si preoccupò molto della ideologia perché voleva soprattutto fare leva sul pragmatismo della azione. Il programma fascista del giugno 1919 è repubblicano e anticlericale proponendo una assemblea costituente, la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, giornata di 8 ore, imposte progressive il sequestro dei beni religiosi. Inoltre rivendicava Fiume e la Dalmazia e proponeva uno stato corporativo.

A parte queste enunciazioni di principio, tuttavia il fascismo si qualificò subito come movimento antiparlamentare e antisocialista. Al fascismo presero subito parte ex combattenti e arditi: tra le prime manifestazioni di forza vi fu l’assalto e l’incendio della sede del giornale socialista L’Avanti!

Il fascismo delle origini seppe abilmente approfittare di tutte le frustrazioni legate al dopoguerra, dalla crisi economica, alla crisi inernazionale, i sentimenti antibolscevichi, il nazionalismo, la difficolta e le incertezze della classe dirigente nell’affrontare le problematiche poste dal dopoguerra. Alle elezioni del 1919 i fascisti ottennero poche migliaia di voti a Milano nell’unico collegio dove si presentarono, tuttavia la sua organizzazione crebbe molto nei centri urbani settentrionali. Nel 1920 era forte a Trieste e in Venezia Giulia dove si era organizzato paramilitarmente e venivano utilizzati come squadre armate contro i socialisti e le associazioni delle popolazioni slave. Questa organizzazione venne poi estesa su larga scala nel rest del paese dalla fine del 1920.

Nel frattempo il governo Nitti cade, indebolito dai rapporto col partito popolare di Sturzo e impopolare a causa della decisione di aumentare il prezzo del pane.

Gli succede Giolitti che intendeva riformare gradualmente lo stato trasportando dal re al parlamento le decisioni in politica estera, la ratifica dei trattati internazionali e le dichiarazioni di guerra, incisive misure fiscali per colpire le ricchezze accumulate e la nominatività di azioni e obbligazioni. Questo progetto però si scontrava con la debolezza parlamentare del governo, visto che i socialisti intransigenti negavano il voto e i popolari non gradivano la riforma delle obbligazioni che andava contro gli interessi del Vaticano. Diedero il consenso solo in cambio della sostanziale parificazione tra istruzione privata confessionale e quella pubblica. La questione di Fiume venne da lui risolta col trattato di Rapallo che faceva di Fiume uno stato libero, dava zara all’Italia e stabiliva la frontiera sulle Alpi Giulie. D’Annunzio non riconobbe l’accordo e allora venne fatto sloggiare con le armi da Giolitti.

Nel frattempo si svolgono elezioni comunali che vedono una lieve flessione dei socialisti nei grandi centri storici, nelle città maggiori però si affermano i blocchi nazionali conclusi in funzione antisocialista e appoggiati dai fascisti che formano squadre di vigilanza, preludio dello squadrismo.

La crisi socialista porta il 21 gennaio 1921 alla nascita del Partito Comunista dove confluiscono le frange massimaliste e quelle di Ordine Nuovo. Si ispira al marxismo e al modello della terza Internazionale di Lenin.

Tra il 1920 e il 1921 Mussolini è abile ad approfittare della flessione delle spinte rivendicative di operai e contadini nonché dell’insuccesso della terza internazionale. Capace di attrarre i favori della piccola e media borghesia urbana, la frustrazione degli ex combattenti delusi, i negozianti irritati dalla concorrenza delle cooperative rosse e bianche, gli impiegati e i tecnici insofferenti degli scioperi operai, l’inflazione che colpiva i piccoli risparmiatori. Aderirono dunque al fascismo come reazione antidemocratica e antisocialista.

Anche gli industriali vedevano con simpatia il fascismo che anteponeva le esigenze della produzione industriale alle rivendicazioni sindacali, soprattutto dopo aver visto la scarsa decisione dei governi liberali nel contrastare l’occupazione delle fabbriche.

Anche nelle campagne il fascismo fece leva sulla voglia di rivalsa dei proprietari terrieri e affittuari contro le organizzazioni sindacali. Lo strumento usato per distruggere le organizzazioni sindacali socialiste e cattoliche nelle campagne fu quello delle spedizioni punitive. Camicie nere che con armi e randelli, grazie alla complicità delle autorità locali, distruggevano Camere del lavoro, circoli, leghe, Case del popolo, I dirigenti sindacali socialisti e comunisti costretti alle dimissioni e messi al bando. Migliaia di spedizioni punitive distrussero le organizzazioni sindacali e le amministrazioni socialiste.

Fonte: Carlo Capra – Franco Della Peruta – Giorgio Chittolini “Corso di storia” Ed. Le Monnier

Please follow and like us:

Lascia un commento

Copyright 2022 © by Incutiosire.it

C.F. CPDNTN68H13F205I