
Nelle fonti più antiche, nel ricordo della cronachistica bassomedievale e della storiografia erudita locale, la basilica di San Michele Maggiore appare costantemente al centro di una vicenda storica, a tratti drammatica: luogo di culto di primo piano nella realtà ecclesiastica pavese sotto i Longobardi, poi vera e propria cappella palatina in età carolingia, e quindi, dalla fine del IX secolo, con il dischiudersi del periodo dei re italici, sede di elezione e incoronazione.
Tutte queste cerimonie ebbero come teatro un edificio preromanico, forse longobardo se non addirittura precedente, di cui non sappiamo quasi nulla, mentre la sola incoronazione che ebbe effettivamente luogo nella basilica di San Michele Maggiore che oggi si ammira fu quella di Federico Barbarossa del 19 aprile 1155, dopo la distruzione di Tortona.
La basilica a quest’epoca era certamente conclusa, già in opera il suo corredo plastico e musivo. Molti sono i problemi che ostano a una precisa ricostruzione storica della basilica di San Michele Maggiore per i secoli altomedievali: le fonti sono scarse e di non agevole interpretazione, e il nodo del rapporto spaziale con il palazzo imperiale si scontra con l’assoluta mancanza di dati oggettivi circa l’esatta ubicazione e l’estensione di quest’ultimo, senz’altro un vero e proprio quartiere residenziale creato da Teodorico e di tipologia tardoantica, che prendeva una gran parte del settore orientale della città. La basilica di San Michele altomedievale si trovava certamente nella stessa posizione di quella attuale, nella medesima insula meridionale rispetto alla scacchiera della città romana,in prossimità del Ticino.
Sono da riportare alla più antica storia di San Michele Maggiore, vale a dire la basilica più importante di Pavia secondo una ineludibile “continuità tradizionale, documentaria e cronachistica” (Lanzani 1987), non solo gli episodi narrati nella Historia Langobardorum ma anche le vicende, note attraverso famose iscrizioni ritmiche, dei fratelli Barionas e Tommaso, vissuti forse nella prima metà dell’VIII secolo ed entrambi custodes della basilica di San Michele Maggiore. A loro si dovrebbero soprattutto commissioni artistiche di alto livello per la chiesa: forse addirittura una grande croce in mosaico su sfondo dorato nell’abside, la raffigurazione di un Cristo Trionfatore, e soprattutto scene dell’Apocalisse a celebrazione dell’Arcangelo, a cui poi il nipote di Tommaso, nuovo custode della basilica, avrebbe aggiunto tituli esplicativi in mosaico.
Si può riconoscere nella basilica un centro di cultura greca per i secoli dell’alto Medioevo, a convalida di un’antica officiatura mista greca e latina in San Michele.
Quanto all’origine prima della basilica, tacendo dell’antica tradizione locale che voleva la chiesa fondata nientemeno che dall’imperatore Costantino I, la prima menzione in assoluto di San Michele è quella di Paolo Diacono inerente i fatti dell’anno 662. Secondo Lanzani, non è però improbabile che la chiesa fosse di fondazione prelongobarda, e il legame storico tra il vescovo Ennodio (514-521) e la basilica, certificato dalla successiva traslazione del corpo, potrebbe anche indurre a riconoscere proprio in Ennodio il primo costruttore della chiesa, ove è ancor oggi ospitata l’epigrafe funeraria marmorea dell’antico presule, murata in cornu epistulae. Per l’età carolingia le fonti tacciono quasi del tutto, a dispetto dell’accresciuta importanza della chiesa, divenuta vera e propria cappella di palazzo, ribadita la contiguità spaziale della chiesa con il quartiere residenziale del sovrano.
Con Raffaele Cattaneo (Cattaneo 1888) si ha finalmente stabilita l’esatta cronologia del monumento, posta per la prima volta in relazione a quello che diverrà un topos della letteratura sul romanico lombardo, il famoso terremoto del 1117.
Si precisano i tempi della costruzione tra secondo e terzo decennio del XII secolo. Dunque niente di anteriore al 1100 si può vedere nell’edificio attuale.
Tutte le informazioni sull’accessibilità si trovano a questa pagina https://www.antogroup.it/2025/05/21/basilica-di-san-michele-maggiore-a-pavia/ a cura dell’Associazione Nazionale Turismo Open.
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