“Alla chiesa serve una porta laterale per far entrare malati e disabili, ma la soprintendenza si oppone”

“Alla chiesa serve una porta laterale per far entrare malati e disabili, ma la soprintendenza si oppone”

CATANZARO. Per arrivare all’unico ingresso dell’edificio è necessario fare una ripida scalinata e questo impedisce agli anziani e ai fedeli con difficoltà motorie di ascoltare la messa. Don Rigoni: “La legge ci consente di realizzare un ingresso laterale”, invece la soprintendenza “consiglia di esplorare soluzioni relative all’uso di montascale mobili” sulla facciata. Il sacerdote: “Abbiamo tutti i documenti e nessuno ci risponde”.

“Quella porta non s’ha da fare. Ne domani né mai”. Parafrasando la celebre frase di Manzoni nei “Promessi sposi”, don Giorgio Rigoni sintetizza così la battaglia che sta portando avanti da più di un anno per la costruzione di una porta laterale nella Chiesa Madre di Petronà, in provincia di Catanzaro, dove è parroco. Per arrivare all’unico ingresso della sua chiesa, infatti, è necessario fare una ripida scalinata e questo impedisce ad anziani, disabili e ammalati di ascoltare la messa. Per abbattere le barriere architettoniche e, allo stesso tempo, per salvaguardare la bellezza dell’edificio e la sua identità storica, don Giorgio ha fatto preparare il progetto di un’uscita laterale, una porta che per la posizione in cui si trova la chiesa non avrebbe bisogno di gradini e questo consentirebbe la partecipazione alle funzioni religiose anche alle persone con difficoltà motorie.

Ma non solo: “La realizzazione di questa uscita secondaria – scrive l’architetto incaricato da don Giorgio – porterebbe a risolvere alcuni problemi di sicurezza che si generano durante le funzioni concitate. La necessità di una seconda via d’esodo si rende necessaria”. In sostanza stiamo parlando di una porticina, larga poco più un metro e alta due, il cui costo, 21mila euro, è completamente a carico della parrocchia e che, stando al progetto, sarà realizzata con delle accortezze tali da rendere l’intervento “reversibile” e, in ogni caso, “omogeneo con il resto dell’edificio”.

Un progetto con tutti i crismi, quindi, secondo don Giorgio, che però il parroco non riesce a realizzare perché la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone “consiglia di esplorare soluzioni relative all’uso di montascale mobili per disabili, o, quant’altro si ritenga conforme alle istanze di tutela e conservazione dei beni culturali”. La decisione era stata comunicata più di un anno fa, il 22 novembre 2018, al parroco con una lettera dal responsabile del procedimento, l’architetto Giuseppe Scuderi.

Da allora, don Giorgio Rigoni non si è arreso e fino a pochi giorni fa ha inviato un’infinità di richieste per capire il motivo per il quale la Soprintendenza non autorizza la realizzazione della porta secondaria della sua chiesa, ma non ha mai ricevuto risposta. “Eppure – ricorda – la legge riguardante i ‘luoghi di culto’ ci consente di ricorrere ad un ingresso laterale inserendo gli interventi su un prospetto di minore importanza. La stessa legge dice che ‘al di là dell’obbligo normativo di rendere accessibile almeno un’area dell’aula per le celebrazioni, sarebbe opportuno, compatibilmente con la configurazione dei luoghi, rendere accessibile anche la zona dell’altare perché gli stessi celebranti potrebbero essere persone con disabilità’. E invece di propongono una sedia mobile su una delle due gradinate. Ridicolo”.

Per il parroco “è una vergogna”. “Io sono venuto in Calabria quaranta anni fa, l’ho scelta e nessuno mi ha obbligato a rimanere. Purtroppo però tutto quello che è normale in altre parti, è difficile al Sud. Qui l’umanità è zero e le pietre valgono più delle persone”. La pensano diversamente negli uffici della Soprintendenza di Cosenza. “Le posso dire solamente questo – spiega l’architetto Giuseppe Scuderi, il responsabile del procedimento che don Giorgio indica come il funzionario che più degli altri si è opposto alla realizzazione della porta secondaria – Siamo in attesa che il progetto ci venga trasmesso secondo gli obblighi di legge tra il ministero e la Cei”.

Questo cosa vuol dire? “Che il parroco – spiega l’architetto Scuderi – ha mandato una documentazione che non è stata firmata dall’ufficio diocesano. Quando questo avverrà, nulla osta all’esame di quanto inviato. È stato più volte ribadito al parroco. Mi sembra particolare che si rivolga ai media e non alla propria diocesi per avere siglata la documentazione. Nessun problema da parte dell’ufficio a esaminare la pratica purché venga trasmessa nelle forme di competenza”.

In realtà il visto e l’autorizzazione dell’arcivescovo Domenico Graziani, il parroco di Petronà l’ha chiesto e ottenuto più di due anni fa. Visto che da tempo è allegato alla documentazione trasmessa da don Giorgio alla Soprintendenza di Cosenza. In particolare, il 25 ottobre 2017, l’arcivescovo lo ha autorizzato “nella piena osservanza delle leggi civili in materia e dopo aver acquisito tutte le necessarie autorizzazioni, a procedere all’esecuzione dei lavori di abbattimento delle barriere architettoniche”. Il 2 dicembre il parroco ha inviato l’ennesima pec allegando l’autorizzazione dell’arcivescovo, ma la Soprintendenza fino a stamattina dice di non averla mai ricevuta.

di Lucio Musolino da Il Fatto Quotidiano del 06.12.2019

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