La Associazione Nazionale Turismo Open ha avuto l’opportunità di fare alcune domande a Edda Chiari, operatrice turistica del territorio emiliano.
Ringraziando Edda Chiari per aver accettato questa intervista, inizio chiedendoti Chi è Edda?
Grazie a voi dell’opportunità di collaborare e condividere . Bella domanda: Edda è un po’ mezzo di tutto. Mezza reggiana e mezza modenese, mezza di collina e mezza di montagna, mezzo ingegnere, mezzo musicista…e spesso in mezzo a qualche strada o sentiero.
Cosa hai studiato?
Dopo il liceo scientifico ho studiato Ingegneria dei materiali ad UNIMORE e in contemporanea violino al conservatorio di Reggio Emilia , poi nel seguito i corsi da guida.
So che suoni il violino; qual è il tuo repertorio?
Beh al conservatorio ho fatto gli studi ‘classici’ e collaboro con formazioni classiche. Inoltre cerco tutto ciò che è utile all’insegnamento del violino, che è parte importante del mio lavoro, e soprattutto qualsiasi tipo di brano possa essere utile a portare la musica dal vivo in eventi di vario genere, dalle cerimonie alle visite guidate, dalle presentazioni di libri alle feste di paese.
Fai parte di Ideanatura, puoi spiegare di cosa si tratta?
Ideanatura è una società di servizi alla persona in particolare servizi al turismo, alla cultura ed all’ambiente. Dal 2001 abbiamo gestito strutture ristorative, ricettive, effettuato servizi in luoghi di cultura, monumenti, parchi e aree protette e nel tempo abbiamo consolidato la conoscenza del territorio e le nostre competenze svolgendo servizi sempre più diffusi sul territorio in collaborazione con altre realtà. Portiamo avanti progetti di valorizzazione del territorio sia con nostre attività che con enti cercando anche la partecipazione della popolazione. Il tutto nell’ambito del turismo responsabile e consapevole.
Che cosa significa fare l’operatore turistico?
Nei territori che non sono storicamente a vocazione turistica è una grande sfida. Dico questo perché in Romagna, nelle città d’arte, sulle Alpi nessuno mette in discussione che ci siano i professionisti del settore siano essi albergatori, ristoratori, guide, operatori culturali, progettisti. Invece nella maggior parte d’Italia dove l’economia si è basata per tanto tempo su industria ed artigianato, il turismo e cultura, binomio inscindibile a mio parere sono ritenuti attività alla portata di tutti gli ‘appassionati’. E si effettivamente chiunque può avere qualcosa da fare vedere o da raccontare perchè viviamo in mezzo alla storia ed alla bellezza, ma farlo per mestiere è una cosa che richiede preparazione, studio, competenze specifiche. Se gestiti da professionisti consapevoli e responsabili allora si che turismo e cultura possono essere ‘petrolio’ d’Italia diversamente rimangono solo ricami che tra l’altro spesso sono solo onerosi e non produttori di ricchezza.
Da dove nasce la passione di far conoscere il territorio?
Dall’averlo sempre guardato nei particolari fin da piccola grazie ai miei genitori e a insegnanti che mi hanno dato il gusto per quello che il territorio offriva e la sua storia. Inoltre il fatto che i miei genitori siano scesi dall’Appennino dove erano nati per lavoro ma abbiano mantenuto sempre i legami con i paesi di origine mi ha dato la possibilità di vedere luoghi diversi e complementari.
Il tuo pubblico ascolta con interesse oppure segue senza partecipare attivamente? Fa domande? Se si, di che tipo?
Per scelta lavoriamo con piccoli gruppi preferendo la qualità alla quantità e qualità non vuole dire solo esporre tante nozioni ma anche soprattutto creare dialogo con chi partecipa, scambiando le conoscenze e le preferenze. Questo aiuta a suscitare interesse e mantenerlo. E di solito si suscitano tante domande: un dettaglio banale che si espone legato a qualcosa che si ha sotto gli occhi sempre ma non si è mai considerato diventa speso la fonte della curiosità. Soprattutto chi abita nei luoghi e se li sente raccontare da una guida diventa consapevole del valore che hanno.
Ti è mai capitato di avere a che fare con persone con disabilità? Hai avuto difficoltà ad interfacciarti con loro?
Si spesso in varie situazioni e per vari tipi di problematiche sia nelle strutture che in natura. Devo dire che a parte i primi momenti in cui devi cercare di capire la persona che hai davanti, che poi vale per qualsiasi utente, l’importante è sempre comunicare chiaramente per capire come fare il massimo al meglio. Diciamo che la pratica in luoghi difficili dove i visitatori arrivano senza comunicazione preventiva è stata molto utile a cercare soluzioni tempestive per ogni tipo di utenza cercando di non creare disagi emotivi inutili a nessun utente.
Le barriere architettoniche sono un ostacolo per tutti, hai mai pensato a come eliminarle?
Nei luoghi dove possiamo interagire/intervenire direttamente si, purtroppo in luoghi di enti spesso è molto più difficile per le lungaggini e la dispersione delle competenze. Una pratica che mi sto imponendo di fare è quella di provare a pensare i luoghi se io avessi una qualunque difficoltà.
Rimane però prioritaria anche la informazione franca e corretta. Se mi viene esposto un problema e ho dubbi sul poterne garantire la soluzione lo devo dire chiaramente, so che in molti casi è l’interazione con l’utente che porterà a trovare la soluzione ottimale per entrambe le parti.
Hai qualche aneddoto che vuoi raccontare nell’ambito del tuo lavoro?
Molti, però la cosa più bella è sempre quando la gente che hai intercettato in un luogo si ricorda di te magari anche a distanza di anni e non si ricorda tanto per il viso ma magari per la voce ed il modo di raccontare. Ancora di più questo vale per bambini che hanno partecipato a gite od attività che, rivedendoti, si ricordano e confermano di amare natura e storia.
A cura di Antonio Capoduro
Lascia un commento