A tu per tu con Andrea Bianco: lo scultore che vede con il tatto

A tu per tu con Andrea Bianco: lo scultore che vede con il tatto

Incuriosire.it intervista Andrea Bianco, uno scultore di Bolzano con abilità difficilmente immaginabili. Ringraziamo Andrea Bianco per aver accettato di rispondere alle nostre curiosità.

Come si autodefinisce l’artista Andrea Bianco?

Mi definisco semplicemente “scultore”. Non mi piace essere ritenuto uno “scultore non vedente”. Questo non perché mi vergogni della mia disabilità, ma per non influenzare lo spettatore. Ho tanto rispetto per chi guarda le mie opere e non voglio che la mia situazione fisica abbia un peso maggiore rispetto alla bellezza delle opere.

Ritengo che un non vedente, se adeguatamente formato, sia in grado di realizzare opere della stessa qualità di un vedente.

Leggendo la sua breve biografia lei ha perso la vista: come le è venuto in mente di diventare scultore?

Già da piccolo avevo l’indole artistica. Questa è nel DNA della persona: o ce l’hai o non ce l’hai. Non è che ti arriva col passare del tempo.

Avrei voluto frequentare il liceo artistico, ma a Bolzano a quell’epoca non c’era ancora, quindi ho dovuto mettere il mio sogno nel cassetto.

Nel 2010 ho sentito che si poteva lavorare l’argilla da non vedenti. Ho partecipato a vari corsi. Poi sono passato al marmo e per ultimo al legno. Ho avuto difficoltà a trovare qualcuno che mi insegnasse a scolpire il legno, perché tutti avevano paura che mi facessi male a maneggiare sgorbie, scalpelli e raspe.

Le sue opere sono per lo più figure femminili, esiste un motivo? Cosa rappresenta la figura femminile nel suo immaginario?

Realizzo sculture femminili, ma non solo. Mi piace mantenere le “mani libere” e realizzare ciò che sogno, che sento e che desidero. Mi lascio influenzare da incontri, situazioni, viaggi. Amo confrontarmi con altri artisti e scambiarci idee.

Torniamo alla donna. Amo “impoverirle” esteriormente per mettere in risalto la parte interiore. Le mie figure femminili sono prevalentemente senza arti e senza volto. Desidero mostrare che la donna non è bella per le sue forme, lineamenti o età. Essa è bella in quanto donna. La donna ha un mondo interiore che è sua prerogativa. Esso è fatto di delicatezza, sentimenti, dolcezza, intuizioni. La donna per prima deve prendere atto di questo suo mondo e poi riversarlo anche sull’uomo.

Le sue sculture sono per lo più allungate, si ispira a qualcuno oppure esiste un significato particolare?

Sono allungate per invitare il visitatore ad “innalzare lo sguardo”. Ritengo che ogni forma, ogni persona, ogni animale, ogni cosa può ricondurre al Nostro Signore, quando lo si guarda con cuore aperto.

Fino a 21 anni aveva la vista; le chiedo da non vedente come immagina l’arte?

L’arte è uno strumento speciale per esprimersi e trasmettere le sensazioni che la parola non riesce a fare. Lo “spirito artistico” ha molti meno pregiudizi di quanti ne abbiamo noi. Non importa se ad una persona manchi un occhio o un orecchio o non cammini. Chiunque può esprimersi con l’arte. Ci vuole, però, tanta formazione per poterlo fare correttamente. Purtroppo, però, nel caso dei non vedenti non esiste ancora una scuola d’arte che sia specializzata per loro.

Un non vedente deve seguire un metodo diverso da quello tradizionale per raggiungere risultati identici a quelli di qualsiasi altro artista. I non vedenti, infatti, si basano sul tatto e sull’udito, mentre solitamente i corsi formativi si basano quasi esclusivamente sulla vista.

Leggo per realizzare le sue opere utilizza diversi materiali. Quali preferisce?

Attualmente uso argilla, marmo, legno, bronzo e raramente cemento. Sono sempre alla ricerca e spero di riuscire a realizzare in futuro opere con altri materiali ancora.

Quello che preferisco è il legno. Per me è un’esperienza di vita ogni volta che lo scolpisco. Ti insegna ad avere pazienza, umiltà, ad ascoltare, a riflettere.

Ogni tipo di legno ha le sue caratteristiche. Quello che prediligo è il cirmolo, un legno morbido e profumato che cresce dalle mie parti.

C’è un’opera che preferisce e perché?

Realizzo ogni opera “impastandola” con i miei sogni, le mie ambizioni, i miei limiti, le mie idee, le mie delusioni. Ogni opera racconta di me.

In effetti c’è un’opera che prediligo. Si tratta di un Volto di Cristo in argilla su una base di marmo. Si chiama “Ecce Homo secondo la Sindone”. L’ho realizzato nel 2021 e si trova nel museo della Sindone presso l’istituto Regina Apostolorum a Roma. L’ho realizzata seguendo le indicazioni della nota sindonologa Emanuela Marinelli. Si tratta del Viso di Gesù quando era stato presentato alla folla e riporta tutte le ferite che si possono comprendere analizzando la Sacra Sindone.

Si tratta di un lavoro scientifico, culturale e di fede.

Qual è il suo sogno?

Il mio sogno sarebbe che fosse data ai non vedenti la possibilità di una formazione adeguata in ambito artistico. Allo stato attuale non ce ne sono né in Italia né all’estero.

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